POLITICA

25 Aprile “La Liberazione”

.

LA MADDALENA – Oggi si celebra l’anniversario della liberazione d’Italia, ricorrenza conosciuta anche come Festa della Liberazione o semplicemente 25 aprile. E’ una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre il 25 aprile di ogni anno e che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista.

È un giorno fondamentale per la storia d’Italia e assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle Forze Armate Alleate (principalmente britanniche ed americane), dall’Esercito Cobelligerante Italiano e dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943.

.

La Battaglia di La Maddalena

Nel corso della resistenza, proprio l’8 settembre del 1943, a La Maddalena si ricorda la tragedia dell’affondamento della “Corazzata Roma” con la morte di 1600 persone e con un impressionante attacco areo che subì l’Isola. Tra il 9 e il 13 settembre del 1943, la corazzata Roma veniva colpita e affondata dai cacciabombardieri tedeschi e la 90° Panzergrenadier division Sardinien – comandata dal generale Carl Hans Lungerhausen e composta dai resti di alcuni reggimenti dell’Afrika korps di Rommel, in tutto circa 30.000 uomini – abbandonava precipitosamente La Maddalena, dov’era stanziata, passando in Corsica dai porti di Santa Teresa di Gallura e Palau.

Per garantire al convoglio militare un tranquillo attraversamento delle Bocche di Bonifacio il generale tedesco ordinò l’occupazione dell’Isola, che avvenne la notte del 9 settembre da parte di due compagnie di granatieri tedeschi. Nel frattempo il generale che comandava le forze armate italiane a La Maddalena, Antonio Basso, aveva dato ordine alle truppe di non attaccare i militari tedeschi in ritarata, consentendo loro di lasciare l’isola senza alcuna resistenza. In quel momento in Sardegna c’erano due Corpi d’armata: il XXX a nord e il XXI a sud, che comprendevano cinque divisioni per un raggruppamento motocorazzato forte di circa cinquemila uomini, compresi i paracadutisti della Nembo che si era battuti valorosamente in Africa settentrionale.

I tedeschi del generale Lungerhausen si ritirarono lungo la dorsale Oristano-Macomer-Ozieri-Tempio, usando anche automezzi messi a disposizione dallo stesso Basso, seguiti a distanza dai reparti italiani in uno strano inseguimento al rallentatore, verso i porti d’imbarco di CorsicaPalau e Santa Teresa di Gallura. Ma il punto-chiave dell’intero piano era La Maddalena. Assicurarsi La Maddalena era per i tedeschi un passo assolutamente necessario sulla strada per la Corsica.

La prima medaglia d’oro della Resistenza italiana venne conferita, alla memoria, a un ufficiale della Regia marina militare, il capitano di vascello Carlo Avegno, il quale si oppose all’occupazione tedesca di La Maddalena insieme a un centinaio di militari tra marinai, carabinieri, fanti e operai, dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre del 1943.

Alle 12,30 del 9 settembre un ufficiale germanico, il comandante Unes, si presenta al Circolo ufficiali dove i suoi colleghi italiani si sono appena seduti a tavola dopo un rapporto tranquillizzante tenuto dal comandante della piazza, l’ammiraglio Bruno Brivonesi. Unes, con pistola in pugno e affiancato da due soldati armati di Machinepistolen, li dichiara tutti prigionieri. Inizia una vicenda in cui incomprensione, tendenza al compromesso e viltà dei capi si mescolano con l’eroismo di uomini che non vogliono arrendersi. A capo dei ribelli si mette proprio il capitano di vascello Carlo Avegno, già comandante dell’Accademia militare di Livorno. È Avegno che tesse la trama dei contatti, tenuti da portaordini e messaggeri anche occasionali, fra i diversi reparti di stanza nell’isola, molti dei quali non sono concentrati nell’abitato di La Maddalena ma dislocati lungo gran parte del perimetro costiero.

Alle 09.30 del 13 settembre la batteria di Punta Tegge’ apre il fuoco contro una motozattera italiana che è finita in mano ai tedeschi, mentre gli uomini del comandante Avegno (ucciso da una raffica di mitragliatrice) tentano di liberare l’ammiraglio Brivonesi e il suo stato maggiore, tutti tenuti prigionieri dai tedeschi al Circolo ufficiali. Dopo uno scontro di 5 ore i tedeschi, temendo che le batterie avversarie aprissero il fuoco contro i convogli marittimi in rotta verso la vicina Corsica, chiesero una tregua, impegnandosi a liberare Brivonesi e gli altri militari.

Tra il 9 e il 13 settembre, gli italiani feriti furono 46 e 25 morirono nella Battaglia di La Maddalena.

Questi i loro nomi e le date in cui persero la vita: il 9 settembre i marinai Giuseppe Forno e Gesuino Murtas e il tenente di artiglieria Arturo Valentini. Il 10 settembre il capitano di vascello Carlo Avegno; il 13 settembre i carabinieri Giovanni Melis e Giovanni Gallu, i marinai Salvatore Marongiu e Renato Vasconi, Primo Sbaraglia, Carmine De Dominicis, Giovanni Langiu, Umberto Indrovini, Gesuino Corrias e Pio Valente, il capo meccanico Francesco Iurissevich, il sottetenente di fanteria Rinaldo Veronesi, il civile Stefano Sirigu, il marinaio sottocapo Emilio Lombardi, i mitraglieri di fasnteria Giovanni Perotti, Pasquale Sassi e Emanuele Gujon, Vittorio Murgia Giovanni Battista Serra, i marinai Giuseppe Spagnoli e Giuseppe Nilo, il sottocapo Anacleto Pagnone, il trombettiere Umberto Mastronuzzi e il carabiniere Giovanni Cotza.

Tutti riposano nel sacrario militare di La Maddalena, dove ogni anno vengono ricordati per le loro gesta eroiche in questa resistenza.

Viva l’Italia!

.

.

.