La Maddalena. L’ex Ospedale Militare compie 130 anni

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L’Unione Sarda

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REDAZIONEInaugurato nel 1894, l’Ospedale Militare di La Maddalena ne avrebbe oggi compiuto 130. In effetti la sua storia, in quanto edificio sanitario della Marina, si è conclusa nel 2008, quando il Governo lo affidò alla Struttura di Missione della Protezione Civile per adattarlo ed ampliarlo per accogliere il 35º vertice del G8, quello del 2009. Così fu fatto, ma il vertice mondiale fu dirottato all’Aquila. E la struttura da allora è rimasta, e lo è ancora, inutilizzata.

La sua costruzione risale ai tempi dell’istituzione della piazzaforte di La Maddalena di fine ‘800, voluta dal governo Crispi. A dirigerlo per primo fu il medico militare Salvatore Grisolia. Il Regio Ospedale era dotato di adeguate attrezzature sanitarie (per l’epoca) e di 150 posti letto. Vi venivano ricoverati oltre ai militari della Marina e dell’Esercito anche gli appartenenti a Guardia di Finanza, Polizia, Guardie Carcerarie e, all’occorrenza, anche i civili. Le malattie più ricorrenti erano la malaria (oltre 300 ricoveri solo nel 1895), il colera, la febbre tifoide, il morbillo, la pertosse, il tracoma, la tubercolosi. C’erano anche le malattie veneree, diffuse per la presenza di postriboli, piuttosto frequentati.

Due anni dopo l’inaugurazione, cioè nel 1896, iniziarono a prestare servizio le suore Vincenziane, che curavano l’organizzazione infermieristica, gestivano le pulizie, la cucina e la distribuzione dei pasti. Le Vincenziane vi rimasero, quasi ininterrottamente, per un secolo, sino al 1° gennaio 1996 quando non fu rinnovata la convenzione tra la Marina Militare a la congregazione.

Nella Prima Guerra Mondiale, data la lontananza dal teatro delle operazioni, la piazzaforte di La Maddalena fu coinvolta solo marginalmente. Questo di La Maddalena (uno dei sei ospedali della Marina Militare, insieme a quelli di La Spezia, Taranto, Napoli, Venezia, Pola) fu utilizzato per la riabilitazione ed il successivo reimpiego dei militari feriti. In quegli anni aveva 200 posti letto e un organico di alcune decine di medici militari (di medicina, chirurgia e ortopedia, il farmacista), una trentina di infermieri e altro personale, oltre alle suore. Vediamo alcuni numeri: Nel 1914 i ricoveri furono 1636, che salirono a 2234 nel 1915; nel 1916 furono 2090; 1885 nel 1917 e furono 2050 nel 1918.

All’interno dell’ospedale era assicurata l’assistenza spirituale, sia con la presenza di un cappellano militare o in sua assenza dei sacerdoti di La Maddalena. Successivamente classificato come Ospedale Secondario (come quello di Pola), durante la Seconda Guerra Mondiale l’Ospedale di La Maddalena si trovò, nel 1943, in prima linea. Il 10 aprile di quell’anno la piazzaforte subì un primo duro bombardamento. Ci furono distruzione, morti, feriti. Vennero colpiti oltre che la parte civile di La Maddalena, il Regio Arsenale, altre strutture militari e le navi Trieste e Gorizia.

Il direttore Ten. Colonnello medico Giuseppe Greco, improvvisò camere operatorie di fortuna, mobilitando tutto il personale sanitario dell’Isola: si riempirono di feriti il piazzale dell’ospedale, i corridoi e persino le cucine. Dopo questi eventi apparve chiaro come le operazioni belliche interessassero anche la base navale di La Maddalena e si decise quindi di decentrare l’ospedale presso strutture già esistenti a Luras e ad Arzachena. Nell’Isola rimase solo un centro di pronto soccorso. Passata la guerra, l’attività dell’ospedale subì un rallentamento pur continuando le proprie attività anche perché, nel 1952 fu allestito un reparto per i civili, uomini e donne. I primi anni ‘70 videro l’apertura dell’ospedale Paolo Merlo che comportò di conseguenza la chiusura presso l’Ospedale militare del padiglione dedicato agli abitanti di La Maddalena e di conseguenza anche una riduzione di attività.

Inoltre a mano a mano che l’Ospedale civile aumentava di reparti e di qualche specialistica, di ciò andavano a usufruire anche i militari con conseguente ulteriore riduzione di attività dell’Ospedale militare appunto. Il 14 ottobre 2002 un decreto del Ministero della Difesa, “ravvisata la necessità di adottare, per una più efficace ed economica articolazione dello strumento militare”, dispose che con decorrenza 1° novembre 2002 l’Infermeria Autonoma Militare Marittima di La Maddalena venisse “declassata ad Infermeria della Scuola Sottufficiali di La Maddalena.

Quello che fu quella struttura, prima Ospedale Principale durante la Prima Guerra Mondiale, poi Ospedale Secondario durante la Seconda e successivamente Infermeria Autonoma M. Peruzzi, divenne a quel punto Infermeria di Mariscuola La Maddalena e II Sezione del C.M.O. (Commissione Medica Ospedaliera) di La Spezia. Le due organizzazioni insistevano sulle stesse strutture e si avvalevano dello stesso personale medico-militare, infermieristico e burocratico (sia militare che civile). Ciononostante quest’ospedale o meglio, l’Infermeria Autonoma M. Peruzzi, Marinferm, continuò ad avere una sua importanza, in conseguenza della presenza della Marina Americana, iniziata nel 1972, e in particolare dei sommergibili a propulsione nucleare che stazionavano a Santo Stefano. Vi venne installata a un certo punto una Stazione di Decontaminazione Nucleare.

Dopo la partenza degli americani, nel 2008, ed un consistete riduzione della presenza della nostra Marina, a qualcuno venne in mente che a La Maddalena si sarebbe potuto organizzare il vertice mondiale di capi di Stato e di Governo del G8. Nell’ambito di quest’idea si pensò che quell’edificio potesse, ristrutturato e ingrandito, ospitare i grandi della terra. All’interno delle Scuole Sottufficiali fu realizzata, a tempo di record, una nuova Infermeria che ospitò quella che era la residua attività dello storico edificio. E la struttura dell’Ospedale Militare, Marinferm, entrò così nelle disponibilità della Protezione Civile che iniziò i lavori.

Il resto è già storia, una brutta, amara, storia, finora, di spese inutili, sprechi di denaro pubblico, strutture inutilizzate.

Claudio Ronchi

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