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Sanità. Stop ai medici di Base richiamati dalla pensione

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L’Unione Sarda

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Le Asl hanno bloccato tutto dopo che il Governo nazionale ha impugnato la norma.
Nell’Isola una sede su tre non è coperta e circa 450mila persone sono prive di assistenza

REDAZIONEI medici di base pensionati che hanno ripreso servizio nelle zone disagiate dell’Isola dovranno interrompere subito la loro opera. Hanno ricominciato quest’estate a visitare pazienti, per scelta, dopo l’approvazione della legge regionale che gliel’ha consentito, e adesso che il Governo ha impugnato la norma – anche se in teoria in caso di ricorso questa resterebbe valida fino al verdetto della Corte costituzionale – le Asl stanno decidendo di bloccare comunque tutto. Non si sa mai che i direttori generali un domani vengano chiamati a risponderne in solido.

Una vicenda tra il pasticcio e la beffa, che purtroppo si inserisce in un quadro drammatico: in Sardegna ci sono 470 sedi vacanti (su poco più di 1400 complessive), significa che circa 450mila persone non hanno l’assistenza sanitaria primaria, oppure ce l’hanno a singhiozzo, poche ore alla settimana, con gli Ascot (gli ambulatori straordinari di continuità territoriale). Ecco, per cercare di tamponare un po’ le carenze, dato che tanti medici settantenni hanno ancora voglia di restare in gioco, ecco la legge 12 del 2024, che dice che le Aziende sanitarie «sono autorizzate a fornire a tutti i medici impegnati nei progetti di assistenza primaria e continuità assistenziale, i ricettari rossi, e la disposizione è applicabile anche ai medici in quiescenza che hanno aderito ai progetti… anche con contratti libero professionali, dove non sia garantita la completa copertura delle cure primarie».

Adesso, la doccia gelata: il Consiglio dei ministri ha bocciato la norma, con una motivazione lunghissima ed estremamente tecnica, che in sostanza sottolinea che «la disposizione regionale ha invaso la sfera di competenza legislativa esclusiva statale in materia di ordinamento civile, che riserva alla contrattazione collettiva la disciplina del rapporto di lavoro del medico di medicina generale, materia riservata al legislatore statale e da quest’ultimo demandata alla contrattazione collettiva».

L’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi ha sottolineato: «Questa misura è nata per coprire un’emergenza conclamata e grave con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori. Si tratta di una misura necessaria per la Sardegna e l’impugnazione appare tanto più incomprensibile in quanto il reclutamento dei professionisti in pensione è previsto esclusivamente su base volontaria. In questo modo il Governo lede il diritto alla salute dei cittadini sardi, soprattutto di quelli risiedenti nelle aree più svantaggiate della nostra Isola».

Oggi il capogruppo di FdI Paolo Truzzu sottolinea: «L’assessore ne aveva fatta una giusta, ovvero il richiamo in servizio dei medici in pensione solo su base volontaria. Norma impugnata dal Governo, perché la possibilità di utilizzare i ricettari rossi eccede le competenze regionali. Intendiamoci i governi impugnano le leggi per motivi tecnici, non politici. Perché sollecitati dagli uffici che mettono in evidenza come alcune norme regionali contrastino con quelle nazionali. In questo caso il ministro Calderoli e i suoi uffici potevano prestare un po’ di attenzione in più. Ma anche la maggioranza poteva esser un po’ più proattiva con il governo».

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