Radiologia, impennata di prestazioni
Rassegna Stampa – La Nuova Sardegna
Oltre 90mila esami a Olbia, 37mila circa a Tempio e più di 11mila al Paolo Merlo. Ma resta la carenza di personale
.
OLBIA – Un anno di prestazioni record, per la radiologia della Asl di Olbia. Nei tre ospedali galluresi, sono stati sfiorati i 140mila esami con un’impennata pari al 4,77% rispetto al 2013. «Numeri che sono stati raggiunti grazie agli investimenti tecnologici e di formazione e grazie all’impegno e alla professionalità dei nostri operatori», dice subito Vincenzo Bifulco, capo del Dipartimento ospedaliero aziendale dei servizi diagnistici e direttore della Radiologia del Giovanni Paolo Secondo e del Paolo Merlo della Maddalena.
Dello stesso parere anche Ottaviano Contu che invece guida la Radiologia del “Dettori”. E proprio all’ospedale di Tempio, nell’anno appena trascorso, sono stati eseguiti 36.959 esami, mentre 11.534 sono state le prestazioni garantite alla Maddalena. A Olbia il salto più netto: oltre 90mila prestazioni (3.062 in più rispetto al 2013). Spiccano l’aumento delle tac (16.510 contro le 15.321 del 2013) e degli esami tradizionali che dai 40.536 sono passati a 43.300. Gli stessi numeri sono in crescita anche nelle altre realtà: a Tempio gli esami convenzionali sono stati 15.386 contro i 13568 del 2013 mentre le tac sono state 6.100; al Paolo Merlo, invece, gli esami convenzionali sono stati 5.094 (4462 l’anno prima) e le tac 2095.
I pazienti. Contestualmente alle prestazioni, sono aumentati anche i pazienti transitati nelle radiologie della Asl: dai 100.781 del 2013 ai 101.290 del 2014.
Gli investimenti. «Nell’ultimo decennio – aggiunge Bifulco – la nostra azienda sanitaria ha rinnovato le attrezzature radiologiche arrivando ora ad allinearsi alle più innovative apparecchiature presenti sullo scenario nazionale. In Gallura, dove si convive col disagio della viabilità, è fondamentale che le immagini possano viaggiare on line, consentendo di trasferire le stesse dalla radiologia ai vari reparti in tempo reale e rendendole visibili immediatamente all’interno dei tre presidi oltre che alla Neurochirurgia e alla Chirurgia maxillo facciale di Sassari». Per il 2015, tra l’altro, sono in arrivo nuove apparecchiature di ultima genarazione. Al Giovanni Paolo II verranno installati una Tac a 128 strati in sostituzione di quella a 8, e un densitometro per lo studio della densitometria ossea (viene utilizzato per lo studio dell’osteoporosi). Tempio invece potrà contare su una Tac a 32 strati. «Siamo molto soddisfatti – precisa Ottaviano Contu -, in quanto il nuovo strumento ci consentirà di migliorare ulteriormente il servizio sino a oggi garantito».
Liste d’attesa. Il progressivo aumento dell’offerta purtroppo non riesce a compensare la domanda – ecco il perché delle liste d’attesa, comunque ben al di sotto della media nazionale – che cresce principalmente per due ragioni. La prima: da una parte la gente ha meno soldi e si rivolge sempre meno a studi privati. All’ospedale pubblico paga solo il ticket e ha a disposizione apparecchiature diagnostiche all’avanguardia. La seconda ragione riguarda l’appropriatezza prescrittiva per la quale non si è raggiunto ancora l’optimum nonostante si lavori in sinergia con i medici di medicina generale. «Si deve insomma cercare di prescrivere l’indagine più mirata e più idonea per la ricerca di una determinata patologia – dice Bifulco -. Inoltre, è cresciuta anche l’esigenza di eseguire prestazioni da parte dei pazienti anche per patologie che non richiederebbero la diagnostica per immagini».
Il personale. La carenza di personale, anche in radiologia, è cronica. La vecchia giunta regionale aveva bloccato il concorso per l’assunzione di radiologi per cui nel 2014 sono mancati in media 7 specialisti rispetto all’anno prima. Nonostante questo, gli operatori rimasti hanno lavorato duramente e incrementato il numero degli esami. «La nuova direzione, però, – precisa Bifulco – sta cercando di ottenere dall’attuale giunta regionale l’attivazione dei concorsi per avere una pianta organica adeguata al numero degli abitanti della Gallura ed eliminare il fenomeno della precarietà».
.
.
.