I Marò perseguitati per Servizio
Una vergogna solamente Italiana…
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Amburgo – Il Tribunale internazionale del mare di Amburgo delude le speranze di un rientro immediato in Italia di Salvatore Girone. Lo riferiscono questa mattina tutte le agenzie di stampa.
Con una decisione approvata da 15 giudici contro sei, letta dal presidente Vladimir Golitsyn, l’Iclos ha stabilito che Italia e India devono sospendere ogni procedura sul caso e astenersi dal presentarne altre. Le due parti devono ora presentare un rapporto sulla vicenda. L’Italia aveva chiesto all’Iclos di permettere il rientro in Italia di Girone e confermare la permanenza in patria di Massimiliano Latorre. Ma l’Iclos ha escluso misure temporanee in proposito.
Si aspetta la sentenza nel merito. Il Tribunale del Mare passa quindi la questione Marò al Tribunale arbitrale dell’Aja a cui appartiene “la sentenza nel merito”. Dunque, prosegue la sentenza “il Tribunale non considera appropriato prescrivere misure temporanee perche’ questo toccherebbe questioni appunto legate al merito del caso”.
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E su Facebook l’odio degli anti-marò
Centinaia di “like” sul gruppo italiano che invoca la pena di morte per i fucilieri
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Su Facebook per un post contro il politicamente corretto si subisce la mannaia della sospensione dell’account, mentre se si apre una pagina intitolata «Impicchiamo i marò» si rientra negli standard della «comunità», secondo l’ufficio reclami del sito fondato da Mark Zuckerberg. A poche ore dal pronunciamento sulla richiesta italiana di libertà per i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – il Tribunale di Amburgo si esprimerà domani – è comparsa una pagina sul social-network con l’invito-auspicio di applicare la pena capitale ai due Leoni del San Marco. A corredare lo spazio online quattro fotografie, fotomontaggi dei marò impiccati o di gomitoli di corda con questa eloquente didascalia: «Qui in India siamo pronti. Stiamo aspettando la burocrazia». Lo sdegno del popolo pro marò si è immediatamente trasformato in decine di segnalazioni attraverso il format di Fb con l’invito alla rimozione della pagina, stante l’inopportunità, il cattivo gusto e il riferimento all’impiccagione. L’iniziativa ha anche ulteriormente ferito le famiglie dei fucilieri, con la sorella di Massimiliano Latorre, Carolina, solidale con la richiesta di chiusura della pagina avanzata da decine di internauti. Nella serata l’amministratore della pagina ha comunicato con un post, ancora una volta sarcastico, e con un riferimento a non specificate noie legali, la fine della pubblicazione online: «La pagina chiude. Questa misera pagina Facebook, come molte storie d’amore, è nata per gioco ed è diventata qualcosa di più. No, non c’entrano le minacce e nessun True Marò Lover si è appostato armato sotto casa mia. Il problema è legale». Sulla bacheca del gruppo, che aveva raccolto in poche ore oltre centocinquanta followers antimilitaristi, si era materializzata l’indignazione dei tanti internauti che manifestano dal 2012 per la libertà dei marò, sostenuti anche da Elio Vito, parlamentare di Forza Italia e componente della Commissione Difesa della Camera che prontamente aveva commentato la presenza online della pagina come «vergognosa e da chiudere subito». Tanti i commenti contro gli ideatori dell’iniziativa, con inviti a identificarli e a denunciarli. Alcuni utenti, dopo la segnalazione, hanno ricevuto la sorprendete comunicazione da Facebook sulla conformità alle regole della pagina al centro delle polemiche: «Abbiamo controllato la Pagina che hai segnalato perché rappresenta un contenuto indesiderato – è scritto in social-burocratese – e abbiamo stabilito che rispetta i nostri Standard della comunità». L’internauta Carmine Sena non si è perso d’animo e ha segnalato la pagina alla polizia postale. Nel novero degli interventi anche gli insulti a Latorre e Girone in un post di Stefania Ago Agosti: «Sono solo dei mercenari che hanno ammazzato un pescatore innocente». L’amministratore, montata la polemica, si è difesa con il gergo dei geek, sottolineando lo spirito provocatorio dell’iniziativa: «Era un troll page». Nessun effetto, infine, si è registrato dopo la dura presa di posizione del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, che aveva invitato ad oscurare il sito con il video-game arcade Marò Slut, gioco sparatutto realizzato per «scherzare» sulla vicenda: la pagina, ennesimo sberleffo per i militari, è ancora online a poche ore dal pronunciamento del Tribunale del Mare sulla richiesta di libertà per i due fucilieri. Innocenti e oltraggiati ingiustamente da italiani che non conoscono il valore della dignità nazionale e del patriottismo. (Il Tempo di Roma – Michele De Feudis)
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Solidarietà per i nostri Marò!
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