Sanità. «Confusione e tante ingiustizie»
L’Unione Sarda
Nella nuova riforma degli ospedali… in Sardegna
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CAGLIARI – Ci sono bacini d’utenza che non stanno né in cielo né in terra. Ad esempio: 150 mila abitanti per l’ospedale di San Gavino, quando tutto il Medio Campidano ne ha 103 mila e «si sa che la parte nord del territorio pende verso Oristano e quella sud punta su Cagliari». Nella classificazione ci sono palesi ingiustizie tra territori, «Iglesias e Alghero vengono penalizzati, Nuoro si rafforza ». Il modello Hub and Spoke «non è adatto per la Sardegna, va bene per altre realtà, come la Pianura padana. Lo propose la Dirindin nel 2007, ma il Pd e i suoi “architetti” sono rimasti fermi lì». I piccoli ospedali non possono morire, «vanno ristrutturati, certo, ma sono indispensabili». E le Asl? Non era stata annunciata la loro riduzione? Poi, capitolo risparmi: quanto? dove? come? Si aboliscono primari o intere strutture complesse? Ancora: nel quadro complessivo viene sostanzialmente ignorato il Mater Olbia, il peso economico che avrà sul sistema e l’impatto sui ricoveri ordinari e sull’emergenza. L’assenza del Registro dei tumori è assordante.
Il Centro studi dei Riformatori sardi, guidato dall’ex consigliere regionale e hospital manager Franco Meloni (Foto) – (che ha appena concluso un’esperienza in Arabia Saudita per la realizzazione di due grandi centri d’eccellenza a Riad e Gedda e ha cominciato a lavorare alla costruzione del nuovo ospedale di Taranto) ha analizzato il Piano di riordino della Rete ospedaliera della Giunta Pigliaru punto per punto. Tirate le somme in un Libro bianco, ha promosso alcuni aspetti – come la necessità di una classificazione delle strutture, dell’istituzione dei cosiddetti servizi di continuità assistenziale e del contenimento del numero dei posti letto – ha bocciato la maggior parte dei cardini intorno ai quali ruota la riforma e offerto all’assessore Luigi Arru collaborazione per migliorarlo e completarlo («è superato, confusionario e irrisolto»). Perché, non importa il fatto che «siamo l’opposizione»: correggere l’andamento della Sanità sarda «sarebbe un enorme vantaggio per tutti». Alla domanda “come mai non avete inciso voi sul settore dato che nella scorsa legislatura eravate in maggioranza?”… la risposta è: «Ci hanno tenuto fuori dalla Sanità, non l’abbiamo governata noi». Il documento, 62 pagine per fare le pulci alle 80 del Piano dell’esecutivo («tomo monumentale», quello – dicono) è stato presentato ieri anche da Michele Cossa, Roberto Frongia, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni e Piergiorgio Bolasco, dirigente medico con curriculum tra Brotzu, Muravera e Asl 8. «Il 30 ottobre convocheremo tutti gli amministratori dei Riformatori dell’Isola», avverte Cossa, «per una valutazione politica». Aggiunge Frongia: «Emerge chiaramente che si fanno figli e figliastri.
Individuando come ospedale unico il Sirai di Carbonia, vecchio e obsoleto, si dà una mazzata alle cure nel Sulcis Iglesiente. La soluzione sarebbe quella di costruirne uno nuovo, perché San Gavino gode di tanta attenzione e Iglesias no?». Bolasco concentra l’attenzione sugli ospedali “disagiati”, in cui la chiusura di laboratori e servizi avrebbe un impatto devastante sulla gente, anziani in gran parte.
«La Maddalena, che in estate deve reggere il carico anche dei turisti; Sorgono, che quando nevica i problemi sono enormi; Muravera, che in un anno fa 100mila presenze, con un centro dialisi eccezionale; Isili, che accoglie pazienti anche da Oristano, da Laconi, dalla Barbagia di Seulo; Bosa.
Tutto questo per dire che certi ospedali, con reparti particolarmente sensibili, non possono essere ripensati in termini ragionieristici». Anche perché proprio il discorso dei bacini territoriali – secondo i Riformatori – fa acqua da tutte le parti. «Rileviamo errori grossolani come l’attribuzione di un’utenza all’ospedale di primo livello di San Gavino pari a 150mila abitanti, mentre tutto il Medio Campidano ne ha 47 mila in meno.
Discorso simile per il Sulcis Iglesiente, la cui popolazione sfiora i 130 mila abitanti, una parte dei quali fa riferimento a Cagliari anche per le prestazioni di base. Nuoro, che arriva a 158 mila residenti in tutta la provincia, sembra parecchio in bilico come “bacino”, con parte della popolazione che fa riferimento a Olbia e a Sassari». Insomma: «La classificazione rivela parecchie ingiustizie, con ambiti di popolazione inesistenti in cui si premiano territori e se ne penalizzano altri», spiega Meloni. Per non parlare della scandalosa mancanza dei registri epidemiologici, dei tumori prima di tutto, fondamentali per ridisegnare la Rete. E per concludere, oltre i deficit Tecnici quelli sociali:
«La mancata preventiva consultazione con enti locali, Sindacati e associazioni, sta costringendo l’assessore Arru a girare la Sardegna come una pallina da flipper, per promettere tutto a tutti nel tentativo di calmare l’ondata di scontento popolare».
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