A rischio l’accordo con Mita
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da La Nuova Sardegna
Arsenale di Moneta a rischio
Mancano i soldi
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LA MADDALENA – Come chiedere il conto al ristorante e poi darsela a gambe. Il Governo trova l’accordo con la Mita, ma al momento di pagare fugge via. E ancora una volta il futuro della Maddalena resta congelato. Grazie al ruolo di mediatore della Regione c’era l’intesa tra la Mita, la società che aveva avuto la gestione dell’ex arsenale, e la Protezione civile. Un accordo economico ben al di sotto dei 38milioni di euro al cui pagamento è stato condannato lo Stato. Ma al momento di saldare il conto, il Governo si è dissolto. La Mita è stata costretta di nuovo a usare le maniere forti. Entro 30 giorni il conto va saldato di tempo per pagare. L’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, dal diario virtuale richiama alle sue responsabilità il Governo e gli pesta le mani. «Il Governo italiano parla di politiche di sviluppo ma non ha i soldi per fare un saldo e stralcio: cipria in faccia e piedi sporchi – scrive sul blog –. Ma il problema è che al fianco di questi comportamenti italiani c’è sempre qualche sardo che difende gli italiani e attacca i sardi che pongono loro questioni nazionali sarde. E così il quadro si confonde, le responsabilità si attenuano e la vita continua a fluire nel consueto disordine subordinato. Noi stiamo dritti anche nel fango e nella nebbia».
Passo indietro. A metà febbraio il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, incarica l’assessore Maninchedda di riavviare la macchina per gestire i fondi a disposizione per la riqualificazione e la bonifica della Maddalena. Ai primi di marzo la delegazione regionale guidata da Maninchedda incontra quella del Governo presieduta dal sottosegretario Maria Elena Boschi. Il problema è più che noto. Mentre la querelle giudiziaria tra la Mita e la Protezione civile va avanti, l’ex arsenale da cui doveva ripartire l’economia 2.0 della Maddalena, continua a cadere a pezzi. E di fatto blocca ogni intervento della Regione. Dopo oltre un’ora di lavoro viene definito un programma. Regione e Protezione civile dovranno risolvere il contenzioso con la Mita, vincitrice del lodo arbitrale con lo Stato per 38milioni di euro. Il Governo dovrà attribuire alla Regione poteri commissariali, così come era stato richiesto da Pigliaru al premier Gentiloni in una lettera. Un passaggio necessario per snellire i tempi delle procedure e rendere efficaci i lavori per la riqualificazione e le bonifiche. «Il 10 marzo si svolge nella sede dell’avvocatura dello Stato di Cagliari un incontro tra la Regione e la Protezione civile – spiega l’assessore Maninchedda – In quell’occasione viene dato mandato all’avvocatura di Stato di contattare la società Mita e verificare le condizioni per una transazione tombale della controversia che la oppone alla Protezione civile, in modo tale da riconsegnare i beni alla Regione liberi da oneri, siano essi finanziari o di altra natura».
Il conto da saldare. Il 24 marzo l’avvocatura dello Stato comunica alla Regione e alla Protezione civile di aver trovato un accordo con la Mita. In poche parole il 24 marzo la parte di procedura affidata alla Regione e alla Protezione civile era conclusa – sottolinea Manichedda – Ovviamente il prosieguo prevedeva che il Governo reperisse la somma necessaria alla transazione e procedesse a stabilizzare l’accordo. Evidentemente mancano i soldi, perché della volontà della Boschi e di Gentiloni non dubito. Nei giorni scorsi la società Mita ha comunicato all’avvocatura che l’accordo raggiunto ha la scadenza fissata a trenta giorni a far data da questa ultima comunicazione. Da questo momento in poi, ogni ritardo che faccia spendere anche un euro in più rispetto alla somma concordata apre scenari di responsabilità che non sono banali. Il Governo italiano tace».
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