POLITICA

Sanità. Ddl in Aula e fuori sit-in

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Bagarre fuori dal Consiglio Regionale

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CAGLIARI – (ANSA) – La riforma della rete ospedaliera approda in Consiglio regionale fra le proteste. Sotto il palazzo di via Roma a Cagliari la Rete sarda Difesa Sanità pubblica (a cui aderisce l’ex sindaco Fabio Lai) – chiede lo stop del passaggio in Aula del ddl, mentre – sempre in via Roma – il Consiglio comunale di Carbonia si è riunito in seduta straordinaria.

Nonostante il dialogo con i territori l’assessore alla Sanità ha assicurato che il piano da loro concepito non sarà scombussolatospiega la portavoce della Rete, Claudia Zuncheddupensiamo che in questo modo si miri solo a garantire piccoli contentini un po’ qui e un po’ la’ per rompere l’unità del grande fronte dei territori. Ma ciò che conta sono le lamentele dei cittadini che non hanno più riferimenti sanitari“.

La Rete fa anche un appello ai consiglieri regionali di tutti gli schieramenti che hanno garantito il proprio impegno contro la riforma ad abbandonare l’Aula al momento del voto, per esprimere il proprio dissenso su questa “controriforma“.

Ciò consentirebbe di superare la prassi dei ‘muretti a secco’, con la possibile richiesta del voto segreto dietro cui nascondere l’espressione delle proprie scelte in modo tale che nessuno sia responsabile di niente“, spiega la Zuncheddu.

I sindaci devono essere ascoltati e la Riforma deve essere fermataha affermato la presidente del Consiglio comunale di Carbonia, Daniela Marras lo dico a nome di tutti i gruppi consiliari“.

Per la sindaca Paola Massidda (M5S) “il decreto ministeriale 70 è stato applicato seguendo criteri per noi incomprensibili”. Per esempio, precisa, “a Carbonia ci troviamo ad avere due chirurgie e due ortopedie e nel frattempo ci è stata tagliata l’emodinamica“. Non solo, conclude, “l’ostetricia è stata trasferita da Carbonia a Iglesias dove cioè il trend delle nascite è inferiore“.

Abbiamo fatto il massimoha detto il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra, illustrando una delle due relazioni di maggioranzaabbiamo coinvolto i territori, più volte li abbiamo sentiti in audizione, così come i sindacati e i vari rappresentanti del mondo sanitario. Non ci sono tagli, né chiusure“. Due strade erano percorribili: “Si poteva ignorare questo disordine, questa scarsa inefficienza, come del resto è avvenuto per tanto tempo, oppure si poteva scegliere la via più scomoda di provare a rimediare. Questo noi abbiamo fatto, consapevoli degli ostacoli che si sarebbero frapposti“.

L’altro relatore di maggioranza, Gigi Ruggeri (Pd), ha sottolineato subito che “la sanità è cambiata, ma non si sono ancora adeguati gli ospedali, luoghi di cura per acuti, centro della risposta locale alle emergenze e di risposta al bisogno di riabilitazione e alla lungodegenza che sono in irreversibile aumento, viste le caratteristiche demografiche ed epidemiologiche della nostra società“. In questo senso, ha aggiunto, “i passi da fare sono quelli della riduzione dei posti letto, peraltro limitata al 2% ma con una componente di 1/5 dedicata alla riabilitazione e lungodegenza“.

Posti letto che saranno complessivamente 5.901, di cui 4.643 pubblici. Principio cardine da cui muove il riordino è che non si può avere tutto dappertutto, perché a perderci sarebbe la qualità delle cure. Per questo è previsto che ci siano ospedali ad alta specializzazione e altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi.

Molto critica la relazione di minoranza illustrata da Edoardo Tocco (Fi): “Siete partiti dal tetto alla base, come i peggiori ingegneri, non tutelate i territori che costituiscono la parte debole, non li si mette in condizione di interpretare questa legge scritta in modo incomprensibile per l’uomo della strada“. Poi, rivolgendosi all’assessore alla Sanità, Luigi Arru: “Lei è un medico, qualora dovesse ritornare in corsia, pensa di ricevere gli applausi?“.

Insomma: Il PD non vuole ascoltare nessuno e va avanti per la sua strada… ottusa!

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