CRONACA ED EVENTI

Legittima difesa. Anziani rapinati in casa da tre banditi che fuggono indisturbati e con tranquillità

.

LA MADDALENA – Torniamo ancora una volta sulla questione legittima difesa. Due anziani, qualche giorno fa, sono stati rapinati in casa durante la notte a Villasor, nel Sud Sardegna. Nel mirino dei malviventi è finito un 78enne e la moglie, una donna di 68 anni titolare di una pizzeria da asporto a San Sperate. I banditi sono entrati in azione poco dopo le 23. Erano in tre, avevano i volti coperti e almeno uno di loro era armato di pistola. Hanno scavalcato la recinzione della casa, al centro del paese e si sono introdotti all’interno sorprendendo i due anziani. Li hanno minacciati e strattonati, si sono fatti consegnare i cellulari e dopo averli distrutti per renderli inutilizzabili, hanno obbligato la coppia a consegnare il denaro: 9mila euro in contanti (frutto del loro lavoro) e alcuni gioielli.

Prima di fuggire hanno imbavagliato la donna per evitare che urlasse e si sono allontanati a bordo di una Fiat 500.

Terrorizzati, e con il rischio di morire per crepa cuore, i due anziani sono riusciti a dare l’allarme al 112 dei Carabinieri.

Sul posto sono arrivate le pattuglie della Radiomobile della Compagnia di Sanluri con il 118.

Il tempo di percorrenza tra Sanluri e Villasor è di circa 26/30 minuti, la distanza è di 28.6 Km.

I due anziani sono stati soccorsi dai medici e dai carabinieri.

Dopo più di 30 minuti dall’intervento, dunque, le forze dell’ordine si sono messe alla ricerca dei malviventi e hanno ritrovato l’auto usata per la fuga, bruciata nelle campagne tra Villasor e Decimomannu: era stata rubata alcuni giorni fa a San Sperate.

Come avrete potuto leggere da questa nota stampa ansa, i banditi hanno avuto tutto il tempo di perpetrare la rapina, di bruciare l’auto a più di 10 km circa da Villasor e, quindi, di darsi anche alla fuga in una vasta area incontrollata con estrema tranquillità.

Ora… senza tirarla troppo alle lunghe, ci domandiamo:

Se tutto questo non è Farwest, come lo possiamo definire?

.

.

.

.

.

.

.

.