L’esercito dei No-Vax in Sardegna

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CAGLIARI – Sono ben 239.150 i sardi che, nonostante l’obbligo di Green pass al lavoro e una campagna vaccinale ormai in stadio avanzato, continuano a non presentarsi negli hub per ottenere la loro dose anti-Covid. 

Lo ha scritto oggi il quotidiano L’Unione Sarda.

Si tratta del 16% della popolazione vaccinabile (gli over 12 registrati con le tessere sanitarie), stando ai dati aggiornati ieri sera dal Ministero della Salute. Una percentuale di due punti più alta rispetto alla media nazionale del 14% (21% in Sicilia e 10% in Toscana). La campagna di immunizzazione in Sardegna resta comunque in perfetta linea con quella nazionale: l’82,1% degli italiani è immune, l’82,3% dei sardi.

I no-vax in Sardegna, dunque, sono il 21,7% della platea tra i 30 e i 39 anni non ha neanche la prima dose (39.147 su una platea di 180.233). In quella dei 40-49enni a non aver mai fatto un’inoculazione è il 20,4%.

A questo proposito, il sociologo prof. Marco Zurru, dell’Università di Cagliari, citando uno studio recentemente fatto dall’Università del Lussemburgo sui no vax, ha dichiarato: “Sono quelli che durante il periodo più buio della pandemia sostanzialmente hanno sofferto molto di privazioni, ad esempio hanno perso il posto di lavoro, oppure non hanno avuto i ristori promessi, anche individui già fragili, che di fronte a una situazione non conosciuta così enorme come quella che abbiamo vissuto, hanno provato più angoscia e risentimento, per loro tutto è stato più accentuato. E il fatto di stare in una società globalizzata, con strumenti di accesso alle informazioni come quelli che dà la Rete, apre una porta a vie disparate per costruirsi una particolare prospettiva.

Dunque troviamo diverse anime – continua prof. Zurru -.  E il fil rouge che le lega è la mancanza di fiducia nelle istituzioni, sia lo Stato, sia la Scienza. Una condizione che già esisteva, basta vedere la scarsa partecipazione al voto – ‘io mi tengo distante da voi’ – che con il Covid si è accentuata e che porta questa gente a ritrovarsi in ‘altre comunità’, a cercare diversi punti di riferimento, a ‘sentirsi a casa’ il sabato sera nelle piazze dove girano e si rafforzano idee derivanti dal grande bacino delle fake news. E qui entra facilmente in gioco la capacità di strumentalizzazione di alcuni politici e le infiltrazioni di loschi personaggi”.

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