Sanità che funziona. Braccio fratturato dal 31 dicembre, “ma al CTO non mi operano”

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L’Unione Sarda

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Altro giro, altra corsa…

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REDAZIONESi è fratturata un braccio il 31 dicembrel’arto le è stato immobilizzato ma attende ancora un intervento e al momento una data certa non c’è: «Mancano gli anestesisti». Susanna Dentis, 60enne di Iglesias, racconta una delle storie legate alle criticità dell’assistenza sanitaria pubblica.

«Sono caduta il giorno di San Silvestro. Sapendo che il punto di primo intervento del Cto di Iglesias durante i festivi non lavora, ho preferito far fasciare il braccio a mio marito ed attendere il lunedì successivo per i controlli del caso – spiega – mi hanno riscontrato la rottura dell’olecrano. I medici dell’Ortopedia sono stati eccezionali e se fosse dipeso da loro, mi avrebbero operato seduta stante». Gli anestesisti presenti erano in quelle ore impegnati nelle attività di urgenza-emergenza garantite al Sirai di Carbonia.

Rita Melis, referente per il Sulcis Iglesiente dell’associazione “Rete sarda in difesa della sanità pubblica” denuncia che «sempre più persone vengono rimandate a casa nell’attesa della programmazione di un intervento – spiega – la situazione è al limite e in continuo peggioramento. Qualcosa a livello organizzativo non funziona».

Da diverso tempo – ricorda Gino Cadeddu, presidente delle rsu aziendali dell’Asl Sulcis – «c’è l’interruzione delle attività chirurgiche programmate al Cto: in Chirurgia e Ortopedia non si opera da un mese. Non si può continuare in questo modo; al Cto di Iglesias l’attività chirurgica programmata viene sospesa per consentire lo spostamento di quel personale che deve garantire la copertura del servizio di urgenza al Sirai di Carbonia. Fra i due presidi ospedalieri mancano almeno nove anestesisti e in tutta la Regione sono pochi e mal distribuiti a causa di una legge regionale da rivedere».

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