CRONACA ED EVENTI

Portovesme. Gli operai salgono sulla ciminiera per protesta

.

REDAZIONE – Casco protettivo in testa, volto coperto con passamontagna per il freddo e per non farsi riconoscere, occhialoni da lavoro a celare ancora di più il viso. Sono le prime immagini pubblicate dalla stampa da cento metri d’altezza, dalla pancia della ciminiera dell’impianto Kss della Portovesme srl: qui sono saliti quattro lavoratori.

Protestano, anche a nome di quasi 1200 colleghi, contro la crisi dell’area industriale del Sulcis Iglesiente e l’assenza di risposte da parte della Regione sulla questione energetica: i costi sono troppo alti, lo stabilimento rischia il blocco e il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti.

«Questo non è un colpo di testa», si legge in una nota diffusa dall’assemblea dei lavoratori,  «ma è un’azione a sostegno delle vertenze e delle iniziative messe in atto sino a ora dalle Rsu e dai sindacati. Noi a questo punto abbiamo la necessità di avere un incontro urgente al ministero per aprire un confronto nazionale con tutti gli interlocutori seduti allo stesso tavolo e trovare una soluzione subito sul fronte energia. Non bastano le rassicurazioni, ma per farci scendere servono impegni seri e forti.

«Rischiamo il tracollo definitivo», aggiunge il consigliere regionale del Psd’Az, Fabio Usaiche ha un forte radicamento nel Sulcis, «in queste drammatiche ore nelle quali le sorti dell’ultima grande fabbrica del nostro territori sono gravemente a rischio, sto sollecitando fortemente il presidente della Regione affinché metta in campo un nuovo  intervento rispetto alla dirigenza dell’azienda multinazionale ma soprattutto verso il Governo nazionale, vero soggetto titolato a gestire la vertenza».

Siamo sempre stati accanto ai lavoratori di Portovesmeinterviene il deputato Dario Giagoni della Lega –  che da tempo vivono la crisi dell’impianto industriale del Sulcis-Iglesiente. E’ urgente accelerare sulle soluzioni identificate per salvaguardare produzione e occupazione. Auspichiamo che i ministri competenti intervengano, anche avviando un tavolo ad hoc su questa vertenza, per dare risposte concrete innanzitutto ai lavoratori dell’impianto, magari integrando l’accesso a strumenti di compensazione ai quali le aziende sarde non hanno accesso”.

.

.

.