Acqua gialla dai rubinetti

La Nuova Sardegna

E‘ emergenza in Sardegna

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acqua giallaSASSARI – Quando il male è cronico le cure – se non sono radicali – funzionano da semplice palliativo: il problema scompare ma poi si ripresenta, inesorabile. La storia delle condotte dell’acqua isolane – malconce, foderate di ferro e altri metalli – è tutta qui. Sino a quando non saranno sostituite con tubi nuovi di zecca, continueranno a convogliare nei rubinetti acqua imbevibile, spesso giallastra, persino maleodorante. I soldi per restyling di massa al momento non ci sono. Per ora si va avanti con interventi tampone. Come a Sassari, dove l’acqua sarà di nuovo potabile forse tra un mese: sono iniziati da qualche giorno i lavori di pulizia delle reti.

Lo stesso intervento è stato fatto a Porto Torres, dove dopo un lungo periodo di passione e feroci proteste da parte degli abitanti, la Asl ha revocato l’ordinanza di divieto ma la guardia resta alta. Perché, proprio a causa delle pessime condizioni delle condotte, i disagi potrebbero ripresentarsi anche molto presto. Al momento, per problemi strutturali e non, nell’isola sono 5 i Comuni, più 2 frazioni, dove si beve e si cucina con l’acqua in bottiglia. Abbanoa, l’ente di gestione del servizio, descrive una situazione assolutamente non drammatica. Ma in alcune località la soluzione è lontana.

Acqua vietata. Il centro più grosso è Sassari, sino al 18 giugno c’era anche Porto Torres. Stesso problema: reti usurate, valori di metalli che schizzano oltre i parametri consentiti. Identico problema a Calangianus e a Loiri Porto San Paolo, in Gallura. L’acqua non si beve neppure nelle frazioni di Morimenta (Mogoro) e Sa Zeppara (Guspini). Niente da fare neppure a Buggerru nel Sulcis e a Siniscola, capitale della Baronia. Ma, in questi ultimi due casi, per ragioni diverse. Nel centro minerario l’acqua arriva da una sorgente delle vecchie miniere. Sino a poco tempo fa era tutto in regola, poi sono cambiati i parametri.

La soglia di tolleranza sulla presenza di piombo si è abbassata e i valori sono andati fuori norma. Storia lunga anche a Siniscola, dove l’acqua è potabile più o meno a settimane alterne: le ordinanze che vietano l’utilizzo sono state circa 60 in 9 anni. L’emergenza è rientrata da pochissimo a Sadali, a Giba e a Illorai: nel paese del Goceano a creare problemi è stato il dosaggio del disinfettante, è stato necessario aumentare le quantità per rientrare nei parametri di legge. Record nazionale. È l’isola la Regione d’Italia dove l’acqua è più sporca: l’85% di quella immessa nelle reti per essere poi convogliata nei rubinetti domestici, proviene da invasi artificiali e per questo deve essere sottoposta a trattamenti di potabilizzazione molto accurati.

In Sardegna gli impianti sono 45 e lavorano a pieno ritmo per purificare l’acqua liberandola da tutte le sostanze nocive. Per farlo servono additivi e reagenti: complessivamente la spesa a carico di Abbanoa ammonta a poco meno di 9 milioni. Nonostante questo, il processo di potabilizzazione viene vanificato quando l’acqua scorre all’interno di reti che rilasciano sedimenti di ferro, manganese e alluminio. Il restante 15% dell’acqua, invece, proviene dalle sorgenti. E generalmente si tratta di acqua più pura all’origine che può andare incontro a temporanei fenomeni di torbidità soprattutto quando, come in questi giorni, le temperature salgono.

I dati. Per 4614 giorni nel 2014 l’acqua non è stata potabile. Il numero corrisponde all’indice del 4%, dice Abbanoa, che fa il calcolo prendendo in esame i giorni di divieto e rapportandoli con il numero di Comuni, 359, nei quali gestisce il servizio. La percezione del disservizio, in realtà, è ben diversa, soprattutto nelle zone più colpite. La Maddalena su tutte: nel 2014, per colpa di un invaso decisamente fuori norma, l’acqua non è stata potabile per 288 giorni su 365. Pochi mesi fa, con la realizzazione di una condotta subacquea collegata al Liscia, l’incubo dell’acqua gialla sembra essere finito… ma ancora continua ad essere gialla nella maggior parte delle utenze.

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