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Budelli non sarà paradiso per pochi

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Appello al governo: “Va espropriata. La spiaggia rosa è di tutti gli italiani”

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LA MADDALENA – Nel regno pietrificato del Belpaese, può anche accadere che lo Stato italiano non riesca a esercitare la prelazione su un pezzo pregiato del suo patrimonio naturale e paesaggistico perfino quando ha già stanziato i fondi per esercitarla. L’odissea dell’isola di Budelli – la perla dell’Arcipelago della Maddalena nel mare di Sardegna – non avrà il pathos di quella omerica dell’isola di Itaca, ma assume comunque i contorni di una tragicommedia all’italiana: al limite della farsa o del genere grottesco. E tutto ciò per tre milioni, in fondo un piccolo obolo in un bilancio pubblico con un debito complessivo di oltre due miliardi.

harte_budelliDa sempre proprietà privata, quel paradiso terrestre di circa 160 ettari che racchiude la celebre “Spiaggia rosa” se l’era aggiudicato nel 2013 all’asta un magnate neozelandese di nome Michael Richard Harte, all’esito di una procedura esecutiva immobiliare. Ma, in seguito alla mobilitazione degli ambientalisti e di un fronte più vasto di opinione pubblica, lo Stato s’era deciso a esercitare la prelazione che gli spetta per legge. Tant’è che il governo ha inserito una ” voce” di tre milioni nella legge di stabilità 2014.

Mister Harte, però, non s’è dato per vinto. Prima, ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo della Sardegna che gli ha dato torto. Poi, s’è rivolto al Consiglio di Stato che invece ha ribaltato il verdetto del Tar, con la motivazione formale che il Parco nazionale Arcipelago della Maddalena non aveva ancora adottato il piano previsto dalla legge quadro sulle aree protette (n.394). E quindi, a tempo di record, il Tribunale di Tempo Pausania ha dato esecuzione alla sentenza, impegnando l’acquirente a versare 2,9 milioni entro 60 giorni.

Carte bollate a parte, la conclusione è che ora il magnate neozelandese può riappropriarsi di Budelli e ha già predisposto un ambizioso “master plan” con cui pretende di realizzare un progetto di “conservazione, tutela e sviluppo paesaggistico e culturale dell’isola”. Sarà pure un mecenate, questo signor Harte, un appassionato del nostro Paese e della Sardegna, un paladino della natura e del mare. Sta di fatto, però, che quello scoglio incantato appartiene di diritto all’Italia e agli italiani. E che lo Stato, per di più, dispone già dei soldi per riscattarlo.

A prima vista, sfogliando le 73 pagine del “master plan” prodigo di foto, mappe e disegni, quello di mister Harte non sembra un progetto ” selvaggio”. L’intervento appare concepito nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, con opere di restauro che puntano a valorizzare le costruzioni già realizzate sull’isola negli anni. Sono la cosiddetta “Casa del guardiano”, che dovrebbe diventare sede della futura “Fondazione La Maddalena” e punto di ritrovo logistico; il manufatto diroccato sulla spiaggia del Cavaliere, destinato a essere trasformato in ” infopoint” e piccola sede espositiva; la caserma di Monte Budello, promossa a belvedere e osservatorio naturalistico; la Casa del Brigante, da ristrutturare come “atelier – residenza temporanea per artisti e studiosi”, insieme alla Capanna abbandonata nel folto della vegetazione.

È tuttavia il passaggio definitivo dell’isola a un privato, con la suggestiva “Spiaggia rosa” (dal colore della sabbia lungo la battigia) e gli altri incantevoli approdi, a provocare le resistenze degli ambientalisti. Né basta a superarle la motivazione giuridica con cui il Consiglio di Stato eccepisce che nel frattempo “l’Amministrazione avrebbe dovuto approvare quel piano, demandato dalla legge all’amministrazione medesima e la cui mancanza, come già ammoniva questa Sezione nell’ordinanza 6 giugno 2014, si oppone all’esercizio del diritto ora rivendicato”.

Tanto più che in precedenza il Tar aveva già ritenuto la zonizzazione prevista nella cartografia del ’96 “idonea a supplire alla mancanza del piano, non ancora adottato”. Il contrasto fra queste due sentenze della giustizia amministrativa è destinato ad alimentare un’ulteriore mobilitazione.

Per quanto possa essere vero che “l’appartenenza alla proprietà privata – come sottolinea il Consiglio di Stato – ha comunque sempre comportato l’applicazione delle norme che nel tempo hanno preservato i valori ambientali e paesaggistici dell’isola e che rimangono in vigore nella loro interezza”, l’esperienza insegna che spesso i progetti cambiano in corso d’opera e possono essere autorizzate varianti più o meno arbitrarie e generose.

Nell’udienza che ha risolto – per il momento – la controversia, lo stesso mister Harte ha ribadito gli impegni assunti per la protezione dell’isola, tra cui la costituzione della Fondazione onlus “La Maddalena Osservatorio della Vita marina”. Ma il suo proclamato mecenatismo è ancora da verificare.

Ecco perché, fra gli irriducibili protettori di Budelli, circola adesso un’ipotesi estrema: una nuova petizione popolare per reclamare l’esproprio dell’isola. Al suo ritorno a Itaca, Ulisse riuscì a scacciare i Proci e i servi infedeli. C’è da augurarsi che lo Stato italiano sia capace di fare altrettanto con un magnate neozelandese.

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