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Caro energia in Sardegna. A rischio 25 mila imprese artigiane

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REDAZIONE – La folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità peggiora e non si ferma. Ad essere preoccupate sono le oltre 25mila imprese artigiane della Sardegna, con i loro 73mila addetti, pari a oltre il 24% degli occupati delle imprese del settore, che rischiano una pesantissima frenata produttiva, e addirittura, se non una fermata definitiva.

L’allarme si fa sempre più pressante.

La drammatica crisi è stata rilevata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che nel suo rapporto evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante dell’impennata dei costi energetici sulle aziende di 43 settori.

Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

Secondo l’analisi di Confartigianato Sardegna, gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti:

  • materie prime agricole e di prodotti alimentari;
  • ristorazione;
  • servizi di assistenza sociale residenziale;
  • servizi di asili nido;
  • attività sportive come piscine e palestre;
  • parchi di divertimento:
  • lavanderie e centri per il benessere fisico.

A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua.

I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili.

Se lo Stato non interviene urgentemente, è la fine.

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