Cinque Regioni contro l’autonomia differenziata: “Sardegna capofila”
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Rassegna Stampa
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L’UNIONE SARDA – Quattro regioni dem (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania) e una M5s, la Sardegna a fare da capofila perché l’unica a Statuto speciale: si sta compattando il fronte contro la legge sull’autonomia differenziata targata Calderoli.
I presidenti in settimana avvieranno un Coordinamento che dovrà stilare un testo condiviso per il referendum, da limare con attenzione «per renderlo inattaccabile». Ma il progetto, secondo quanto si apprende, non sarà circoscritto al recinto del centrosinistra, visto che già “contatti” si sono tenuti con Calabria e Basilicata, entrambe a trazione Forza Italia.
«Anche su questo siamo inclusivi, soprattutto perché il testo della legge preoccupa anche altri amministratori regionali di colore diverso», spiega un addetto ai lavori vicino al futuro Coordinamento. A fare da collante al nuovo organismo sarà la presidente della Sardegna Alessandra Todde (M5s), «anche perché è la più abilitata a promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale in quanto governatrice di una regione a statuto speciale».
La Sardegna insomma sarebbe il territorio più “indicato” eventualmente per impugnare la legge in Consulta perché l’Autonomia differenziata potrebbe impattare negativamente sulle varie specificità di una regione a statuto speciale, a parte la sua insularità e il suo welfare alle corde.
Il tempo di scadenza della operatività del Coordinamento dovrebbe essere intorno a metà luglio e qui la tempistica si fa delicata, visto che il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini firmerà le sue dimissioni presumibilmente l’11 o il 12 del prossimo mese, pochi giorni prima dell’insediamento da parlamentare europeo previsto il 16 luglio, cosa che potrebbe bloccare la strada dei consigli regionali (alternativa alla raccolta di 500mila firme) nella promozione del referendum.
Nel frattempo in parallelo alle cinque regioni di centrosinistra e al loro Coordinamento si è attivato anche il Comitato referendario guidato in maniera compatta praticamente da tutte le opposizioni, vale a dire Pd, M5S, Avs, Psi e +Europa. Ma anche Cgil e Uil, insieme ad associazioni come Anpi, Arci, Acli e Libera. Serviranno questa volta 500mila firme e dovranno essere raccolte entro settembre se si vuole indire il referendum nel 2025. E anche in questo caso il tempo a disposizione è decisamente striminzito.
Ieri l’ex ministro e attuale deputato Pd Roberto Speranza ha spiegato dai social che «l’autonomia differenziata si può ancora fermare» ma «è importante che nascano comitati territoriali, aperti e plurali in ogni angolo del Paese. Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l’Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum».
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