Consiglio di Stato. Fine dell’obbligo del pagamento delle quote sociali all’Ente Circoli della Marina
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REDAZIONE – A seguito di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica – proposto da un Ufficiale di Marina, Luca Marco Comellini, (del Partito dei Diritti Militari) – il Consiglio di Stato con il suo parere reso nell’ambito dello stesso ricorso straordinario – Vedi, ha fatto chiarezza sulla questione che riguarda il pagamento obbligatorio delle quote sociali destinate all’Ente Circoli della Marina Militare da parte di  ufficiali e sottufficiali, ingiustamente obbligati a pagare un importo mensile che va da un minimo di 6 euro a un massimo di 20.
Il Consiglio, spiega Comellini, dopo aver ricostruito il complesso iter normativo relativo allo statuto e alla natura giuridica dell’Ente ha stabilito che “il d.P.R. n. 83 del 1949, – statuto dell’Ente – nella parte in cui prevede che gli ufficiali e i sottufficiali sono soci obbligatori dei circoli e sono soggetti all’obbligo di versamento di una quota sociale, si pone in contrasto con il codice, che tali tratti prevede, in relazione agli organismi di protezione sociale, per il solo Circolo ufficiali delle Forze armate d’Italia.” Inoltre prosegue l’alto Consesso “Palese anche l’antinomia del d.P.R. n. 83 del 1949 – laddove assoggetta gli ufficiali e i sottoufficiali a sanzione disciplinare in caso di mancato versamento delle quote – con l’art. 1352, comma 1, cod. ord. mil., che sancisce, per contro, il principio della c.d. riserva di codice in materia di illeciti disciplinari.”
Tali previsioni regolamentari, dunque, “a far data dall’entrata in vigore del codice dell’ordinamento militare, fonte di rango superiore, non possono più trovare applicazione, secondo i consueti criteri regolatori della graduazione della forza normativa tra precetti confliggenti di rango diverso e della riforma per materia di cui all’art. 15 delle disposizioni preliminari al codice civile, richiamato espressamente dall’art. 2267, comma 1, cod. ord. mil. Ne consegue che il rapporto che lega i soci ai circoli della Marina militare segue, al pari delle altre Forze armate, lo schema ordinario dell’organizzazione tra militari, avente natura di associazione di diritto privato, ferme restando la direzione e il coordinamento dei circoli da parte dell’ Ente circoli della Marina militare.”
Il parere espresso dal Consiglio di Stato, sostanzialmente in linea con quanto sempre sostenuto dai ricorrenti, riguardo all’illegittimità dei prelievi forzosamente effettuati dall’amministrazione militare sulle competenze mensili del personale militare interessato.
La questione era già stata oggetto di una puntuale sentenza pronunciata dal Tar Lecce nel 2021. I Giudici di Palazzo Spada hanno chiarito che dal 9 ottobre 2010, data di entrata in vigore del Codice dell’ordinamento militare (D. Lgs. 66/2010), è venuto meno l’obbligo di pagamento delle quote sociali destinate all’Ente.
Nell’ultimo scorcio della passata legislatura il Partito Democratico e la Lega a seguito delle denunce fatte dagli stessi ricorrenti, con la presentazione di uno specifico emendamento volto ad introdurre l’art. 131-bis nel codice dell’ordinamento militare hanno reso obbligatorio il pagamento delle quote sociali destinate all’Ente e forzosamente prelevate dalle buste paga del personale nel tentativo, ora fallito, di evitare possibili conseguenze per i vertici della Marina militare.
Furono due tentativi messi in atto.
Il primo ad opera del deputato PAGANI (PD) con un emendamento al DL 73/22, non approvato, volto a modificare il Codice dell’ordinamento militare con l’introduzione dell’articolo 131-bis e il secondo, identico, in occasione della conversione in legge del DL 115/22 ad opera dei Senatori VATTUONE (PD) e CANDURRA (LEGA) approvato in extremis.
Sul punto i Giudici hanno stabilito, contrariamente all’intento del legislatore, che “il richiamo operato dall’art. 131-bis allo statuto di cui al d.P.R. n. 83 del 1949 deve essere inteso siccome limitato alle sole disposizioni relative agli aspetti organizzativi e gestionali dell’Ente, non potendo incidere, in assenza di una espressa previsione di rango primario, sulla libertà di associazione degli ufficiali e sottufficiali della Marina militare”, pertanto, ha concluso il Consiglio di Stato, “il contrasto tra le ricordate previsioni del d.P.R. n. 83 del 1949 e le disposizioni codicistiche relative agli organismi di protezione sociale induce la Sezione a segnalare al Governo, ai sensi dell’art. 58 del r.d. 21 aprile 1942, n. 444 (Regolamento per l’esecuzione della legge sul Consiglio di Stato), l’opportunità di risolvere le segnalate antinomie, adeguando lo statuto dell’Ente Circoli della Marina militare al codice dell’ordinamento militare, e, anche al fine di migliorare la qualità della regolazione, modificando o sopprimendo il citato art. 131-bis cod. ord. mil.”.
Adesso non resta che attendere che il Governo, e in particolare il ministro Crosetto la cui risposta data lo scorso 18 aprile ad una interrogazione del Senatore Bruno Marton (M5S) è stata categoricamente smentita dai giudici amministrativi, risolva il problema evitando furbate e obblighi che mal si concilierebbero con lo spirito democratico delle forze armate e l’ordinamento vigente.
La decisione del Consiglio di Stato, inoltre, rappresenta innegabilmente anche un punto fermo, e a favore, per tutti i procedimenti penali pendenti presso le numerose Procure della Repubblica dove, a seguito del rifiuto dell’Ente di sospendere gli illegittimi prelievi onerosi, abbiamo depositato dettagliate denunce.
L’Ente – conclude Comellini – restituisca i soldi agli aventi diritto e il Governo provveda con la massima urgenza a dare attuazione ai rilievi dei giudici amministrativi.
Ai politici di turno chiediamo di evitare altre furbate per salvare la faccia agli Ammiragli. Il Ministro Crosetto farebbe meglio ad ascoltare noi piuttosto che i suoi consiglieri e ammiragli, preoccupati più per le sorti dell’Ente che per la palese mancanza di legalità .
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