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Giornata Internazionale dell’Albero e Commemorazione degli Eroi di Nassiriya. Due… Virus… e due misure

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LA MADDALENA – 153 anni fa, Giuseppe Garibaldi per festeggiare la nascita della figlia Clelia, piantò nel piazzale della sua casa di Caprera, un pino.

Ieri, in occasione della Giornata Internazionale dell’Albero, la Direttrice dei Musei Garibaldini di Caprera Giannina Granara ha invitato il vicesindaco Federica Porcu e l’assessore alla Cultura e al Turismo Gianvincenzo Belli e insieme hanno reso omaggio proprio a quel pino, che da anni si staglia maestoso nel cortile della Casa Bianca.

“Il Pino di Clelia fa sapere l’assessore Claudio Tollis dalla sua pagina Facebook è un simbolo del nostro territorio, emblema della forza e dell’importanza della natura che si lega ad un altro aspetto che ci ha resi famosi nel mondo: la storia e la cultura di questo luogo magico che è Caprera.”

Un evento, indubbiamente importante.

Ma per altri versi ancora più importanti e più recenti, invece, come in gran parte d’Italia, il 12 novembre scorso si è tenuta a La Maddalena – come ogni anno – la commemorazione ai Caduti di Nassiriya, presso il monumento degli Eroi in Piazza Comando, a cura dei soli cittadini Antonello Sagheddu, Gaetano Pedroni, Salvatore Abate, Roberto Zanchetta, Roberto Ugazzi, Tommy Gallo, Salvatore Faggiani e Franco Geromino, peraltro promotori di questo importantissimo evento.

Ebbene, a questo ultimo importantissimo appuntamento, erano assenti le Autorità Civili e Militari che, a causa delle attuali condizioni restrittive anti-Covid, hanno fatto sapere di non poter partecipare…

Meravigliati… ci poniamo però una domanda, (che potrà sembrare – apparentemente – faziosa o inopportuna…):

  • Ma almeno un amministratore comunale, (così come hanno fatto per l’alberto di Garibaldi…) – non poteva partecipare a questa breve deposizione di un piccolo mazzo di fiori al Monumento di Nassiriya in Piazza Comando… mantenendo ovviamente le dovute distanze e le prescrizioni Anti-Covid, per alcuni minuti?

In fin dei conti… ma chi se ne frega dell’albero di Garibaldi… in tempo di Coronavirus? a fronte del doloroso sacrificio umano di 19 eroi morti per la Patria nell’adempimento del proprio dovere… e anche per noi.

A similitudine del ricordo dell’albero di Giuseppe Garibaldi, perciò… vogliamo ricordare – (solo per chi ha la memoria corta…) – chi sono i nostri Eroi di Nassiriya.

Il 12 novembre 2003, un’autocisterna blu irruppe nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia (la missione di pace italiana in Iraq, con la partecipazione di tremila uomini). L’autocisterna esplose all’interno della base. Crollò gran parte dell’edificio principale, mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni. Il bilancio fu devastante: 28 morti, dei quali 19 italiani.

Il giorno prima dei funerali, nella camera ardente, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, abbracciò a lungo, come un fratello, il padre di un eroico maresciallo dei carabinieri. E gli italiani abbracciarono allo stesso modo tutti i parenti delle vittime, riconoscendosi nel gesto spontaneo del Presidente della Repubblica. Fu indimenticabile il tributo della folla. Una coda infinita di cittadini che si ingrossava di ora in ora, che resisteva durante la notte, che s’infoltiva ancora al mattino successivo, il giorno dei funerali.

E poi il silenzio della gente al passaggio del corteo funebre verso la basilica di San Paolo fuori le Mura, i camion con i feretri, scortati dai Corazzieri a cavallo, a passo d’uomo.

André Glucksmann, un intellettuale francese, scrisse: «Un popolo in lacrime, ma dignitoso e raccolto, si eleva all’altezza del compito. Ha compreso che i suoi eroi sono stati assassinati in una terra lontana perché l’Italia ha insegnato all’Europa l’arte e la dolcezza di vivere insieme in una società “civile”, sfuggendo alla legge della sciabola e del ricatto terroristico».

Ma purtroppo, però, ora è tutta colpa del Coronavirus!

Viva l’Italia!

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