
Il 27 Gennaio, si celebra “Il Giorno della Memoria”

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Dopo le barbarie della Seconda Guerra mondiale, la nostra Costituzione sancisce, un messaggio di pace attraverso l’art. 11:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
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REDAZIONE – ll 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa libera il campo di concentramento nazista di Auschwitz. Ricollegandosi a quella data, il 27 gennaio di ogni anno (a partire dal 2000 in Italia e dal 2005 a livello mondiale) si celebra il “Giorno della Memoria”, per non dimenticare cosa sia stata la Shoah e i milioni di vittime che produsse.
Il 16 dicembre 1942, Heinrich Himmler, il n. 2 del regime nazista, ordina la deportazione di tutti gli zingari che vivono in Germania nel campo di sterminio di Auschwitz. Ha così inizio “la soluzione finale” del supplizio gitano. Saranno circa 600 mila gli zingari uccisi durante il nazismo.
Il 20 gennaio 1942, in una villa sul lago di Wannsee, presso Berlino, si incontrano 15 alti ufficiali nazisti per discutere la ‘Soluzione finale’ della questione ebraica. Il piano viene illustrato dal leader delle SS Reinhard Heydrich. Il sistematico massacro, ideato per creare un Reich libero da ebrei, prevede il trasporto in campi di concentramento e di sterminio dotati di camere a gas e di forni crematori. Sino al termine della guerra, in questi campi, saranno uccisi circa sei milioni di ebrei.
Il 19 aprile 1943, gli ebrei del ghetto di Varsavia iniziano l’ultima disperata difesa contro la ‘soluzione finale’ che le SS stanno attuando. Sparano con armi leggere sulle truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg entrate nel ghetto per deportare la popolazione. E’ la prima volta che un gruppo di ebrei si difende in modo organizzato. I tedeschi si ritirano con morti e feriti. Dopo il fallimento della prima incursione nel ghetto, il comando delle truppe tedesche passa a Jurgen Stropp. Sarà lui, dopo un mese, ad avere ragione della rivolta.
Il 16 ottobre 1943, alle 5.30 di un sabato mattina, quando le truppe naziste entrano a Portico d’Ottavia, nel ghetto di Roma, per condurre a termine un vasto rastrellamento. A comandarle è il tenente colonnello Kappler, che promette agli ebrei la salvezza in cambio della consegna di 50 chili d’oro. Due giorni dopo la razzia del ghetto, i tedeschi deportano ad Auschwitz i 1023 ebrei fatti prigionieri. Alla fine della guerra torneranno a casa solo 16 uomini e 1 donna. Il rastrellamento di Roma rappresenta il più grave caso di persecuzione antiebraica avvenuto in Italia a opera delle truppe tedesche di occupazione.
Il trattamento riservato agli ebrei variava a seconda della possibilità di impiegarli come forza lavoro: i bambini, infatti, venivano uccisi subito. Nei campi, il programma di annientamento procedeva al ritmo di decine di migliaia di innocenti uccisi al giorno. Le atrocità raggiungono il culmine con le macabre operazioni compiute sui corpi dei morti, da altri ebrei che hanno salva la vita in cambio di tali manovre, e con esperimenti dal sedicente valore scientifico compiuti sui prigionieri. Il filmato ricorda inoltre il coraggioso e drammatico tentativo di rivolta del ghetto di Varsavia, che si concluse con la morte di 60.000 innocenti.
Il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa varcano i cancelli di Auschwitz e liberano i prigionieri superstiti, sopravvissuti allo sterminio razzista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz-Birkenau, scoprono e svelano al mondo gli orrori che si sono compiuti nel cuore dell’Europa.
L’11 aprile 1961, a Gerusalemme inizia il processo al criminale tedesco Adolf Eichmann che si conclude con la sua condanna a morte per impiccagione. È il primo processo che si svolge in Israele, alla presenza di testimoni, i sopravvissuti alla Shoah. In questa puntata de ‘Il tempo e la Storia’ ce ne parla la storica Anna Foa.
Adolf Eichmann, considerato il principale responsabile e organizzatore delle deportazioni degli ebrei, dopo la guerra si era rifugiato sotto falso nome in Argentina.
Durante il processo si dichiara “non colpevole” e dice di “avere solo eseguito degli ordini” ai quali non poteva sottrarsi. Sarà il suo atteggiamento ad ispirare alla politologa Hannah Arendt, inviata del “New Yorker”, la sua opera su la banalità del male.
Guardiavecchia.net – La Maddalena
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