Il “Monolito sardo” di Zaffiro
Rassegna Stampa – La Nuova Sardegna
Dono del Parco all’Arcipelago
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LA MADDALENA – Il 27 marzo alle 10.30, a Cala Gavetta, si terrà la cerimonia d’inaugurazione dell’opera “Monolito sardo” di Fiorenzo Zaffina vincitore della prima edizione della biennale “Arte e natura” del Parco. L’opera dell’artista Zaffina sarà donata alla comunità maddalenina nel corso della cerimonia che si svolgerà alla presenza del presidente Giuseppe Bonanno, del direttore Ciro Pignatelli e delle autorità del Comune.
Parteciperanno alla manifestazione gli alunni dell’Istituto comprensivo di Via Carducci e l’Istituto San Vincenzo.
L’artista ha presentato un blocco di marmo scolpito con l’obiettivo di rimandare a una simbologia antica, quella del monolite, arricchendo la stessa con i tratti della storia circostante. La giuria ha riconosciuto il valore dell’opera «per la raffinata rielaborazione di un materiale come la pietra intagliata con pennellate cromatiche di sorprendente armonia con il contesto naturale». «L’opera di Zaffina – spiega il presidente del Parco Giuseppe Bonanno –, raccoglie pienamente la sfida e la provocazione che abbiamo provato a lanciare con la “Biennale Arte e Natura”. Ne facciamo dono alla comunità».
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Fiorenzo Zaffina è nato in Calabria. Frequenta il liceo artistico. Prima a Reggio Calabria, poi a Roma ed infine consegue il diploma a Catanzaro. Dopo è di nuovo a Roma. Qui la sua vita, che lo vede già protagonista di mostre personali e collettive e vincitore di diversi premi, procede su un doppio binario. L’inquietudine, il senso della ricerca e della scoperta l’assale. S’iscrive alla facoltà di Architettura ma allo stesso tempo intraprende l’attività giornalistica. Lavora “all’Unità” come grafico. Per circa due anni è cronista e va a scavare nel sottosuolo della capitale. Torna a fare il grafico, continua gli studi universitari, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti e frequenta la Scuola Libera del nudo. Il matrimonio chiude questa prima fase.
Potrebbe accontentarsi di essere padre, marito e giornalista, ma quell’altro, il coinquilino segreto che abita la sua esistenza cerca spazio. Lo trova in una società dove Fiorenzo Zaffina realizza background per cartoni animati. “Skreek”, dopo molti anni sulla parete dell’ex fabbrica Arrigoni di Cesena, come una grande pagina di fumetto cm 480 x 590, riaffiora la traccia di quel tempo: è un graffio che affonda denudando l’armatura di ferro. Sembra la zampata di un uccello, un avvoltoio o un nibbio che importa? In ogni caso è l’orma di un essere di là dell’umano, nato altrove, del quale s’intravede appena l’ombra o si sente l’aria mossa dal battito d’ala. Lui? È ancora presente e gironzola per la stanza nascondendosi dietro ogni mobile, nella piega di una coperta o nel profumo delle lenzuola appena stirate.
Infine approda all’Espresso. Disegna le copertine del settimanale, la maschera che scandisce gli umori del nostro tempo. Mette insieme le figure per rendere loro un’altra anima, una nuova coscienza. La superficie si annienta, la verticalità del foglio di carta rischia di interrompere il contatto tra la chioma e la terra.
Il lavoro creativo ha perciò un’appendice nello studio situato nel cuore di San Lorenzo. Studio dove i ragni, scheletri d’ombrelli, tessono tele aggrappandosi al soffitto. Dipinge con l’olio e delinea gli orizzonti con quadri di cemento in rilievo. Poi le radici s’allungano seguendo le tracce e le gocce dell’acqua. Le raccoglie con l’eternit su cui fissa col fuoco lacrime di gomma nera, le ferma nei tubi e nelle cannelle di plastica, tutti avanzi idraulici della civiltà urbana. I ricordi di scultore e la nostalgia del marmo violato riprendono vita. Barattoli svuotati di una nota marca di succhi di frutta assumono la posizione di uno yoghino che medita a testa in giù. Come il pipistrello/vampiro/gallerista vomitato dal fax-pistillo del “fiore di muro”,opera eseguita nella galleria “L’Attico” di Fabio Sargentini a Roma.
Ma non basta. Cos’è sotto la pelle dell’esistenza? È la domanda che lo seduce e lo trasporta ad indagare nelle pareti per svelare la storia, la vita, gli oggetti perduti e le testimonianze del presente, per qualcuno che ancora non c’è. Come per magia, la pietra volgare si trasforma nell’oro dell’arte.
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