Il Piano regionale dei Servizi Sanitari della Sardegna, aiuterà La Maddalena?

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Ci sono persone che credono di essere Api, svolazzando di qua e di là mostrando il pungiglione, per poi credersi delle Regine.

In realtà, però, sono semplicemente degli innocui e fastidiosi insetti…

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REDAZIONE – C’era una volta, (dal 1970), l’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena, con la sua Chirurgia, Medicina, Cardiologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria col  suo Punto Nascita, la Camera Iperbarica e tutti i servizi essenziali annessi, in pieno regime ospedaliero.

C’era anche un signore, un genio, tal Prof. Romeo Milani, che di questo “Paolo Merlo” ne aveva fatto la sua ragione di vita, tanto è che lo fece ben funzionare per più di 30 anni a pieno regime, con importanti interventi chirurgici e con la speranza di vederlo migliorare col passare del tempo.

(Pensate che, negli anni 70, la nota multinazionale Rolex grazie ad un brevetto concepito dal Prof. Milani, per un nuovo pacemaker – ha potuto realizzare i primi orologi al titanio…)

Ad un certo punto, però, il prof. Milani andò in pensione e la politica scellerata pensò subito di tagliare il “Paolo Merlo”, riducendolo così, con maestosa strategia, ad una semplice infermeria annessa alla struttura principale di Olbia.

Ora non c’è più niente: né Prof. Milani,Paolo Merlo.

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REGIONE SARDEGNA – Nel Marzo u.s., il presidente della Regione Sardegna, Cristian Solinas, annunciava che “dopo oltre 20 anni, la Sardegna ha un Piano regionale dei servizi sanitari. Il documento detta regole certe per la Sanità sarda, riorganizza l’assistenza e la rete ospedaliera”.

Questo Piano regionale dei servizi sanitari – approvato con la Deliberazione N° 9/22 del 24.03.2022 (VEDI) – ha evidenziato Solinas, “parte dalle priorità, gli obiettivi di salute che maggiormente attendono risposte”.

Con la Legge regionale 11 settembre 2020, n. 24 – invece – è stata istituita la Riforma del sistema sanitario regionale e riorganizzazione sistematica delle norme in materia. (con l’abrogazione della legge regionale n. 10 del 2006, della legge regionale n. 23 del 2014 e della legge regionale n. 17 del 2016 e di ulteriori norme di settore) – (VEDI).

Con il Piano regionale dei servizi sanitari, quindi, vengono indicati gli indirizzi di contrasto alle malattie ad alta specificità (diabete, malattie rare, sclerosi multipla, talassemia), a patologie di particolare rilevanza sociale (demenze, malattia di Alzheimer, malattie reumatiche, malattie endocrine, nefropatie, celiachia, epilessia, obesità), alle patologie con maggiore incidenza epidemiologica (malattie cardiovascolari, l’ictus cerebrale, le malattie respiratorie, l’asma e le malattie allergiche). Per la prima volta anche la medicina del dolore viene inserita di diritto tra i temi della programmazione sanitaria, con la medicina dello sport e la salute della bocca.

C’è poi la parte che riguarda le malattie oncologiche e la radioterapia, che prevede tra l’altro l’istituzione del registro dei tumori della Sardegna e la realizzazione della rete della radioterapia, articolata sul territorio nei centri di Cagliari, Sassari e Nuoro. Infine, nella prima parte del Piano viene ridisegnata la salute mentale in Sardegna, a partire dal Progetto strategico di salute mentale che la Regione predisporrà entro sei mesi proprio sulla base degli indirizzi indicati dal Consiglio regionale.

La seconda parte del Piano individua gli obiettivi di sistema:

  • la prevenzione (igiene e sanità pubblica, igiene degli alimenti, sicurezza sui luoghi di lavoro, sanità animale, igiene delle produzioni zootecniche),
  • l’organizzazione dell’attività distrettuale,
  • il sistema della continuità assistenziale (guardie mediche e Unità territoriali di assistenza primaria).

Risposte specifiche vengono indicate per le persone con disabilità, per la tutela della salute legata alle nascite, per la neuropsichiatria infantile. Infine le dipendenze, gli abusi di droghe, alcool, fumo, i disturbi alimentari, per i quali si prevede l’assistenza sul territorio e la diversificazione degli interventi.

Anche alla luce dei parametri nazionali sul rapporto posti letto- numero di abitanti, il Piano riorganizza la Rete ospedaliera, per adeguarla alle esigenze della popolazione e garantendo i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio.

L’offerta ospedaliera viene programmata sul modello a raggiera, con un centro di riferimento regionale (Hub) e strutture assistenziali ad esso collegate (Spoke): si mira a razionalizzare e riqualificare l’offerta di posti letto superando l’attuale squilibrio territoriale, trasformando i piccoli ospedali in ospedali di comunità, attivando l’ospedalità a domicilio.

Ai sensi dell’art. 2 della Legge Regionale n. 24/2020, il Servizio sanitario regionale (SSR) pubblico è articolato nei seguenti enti di governo:

  1. Azienda regionale della salute (ARES) – (svolge compiti di gestione tecnica e amministrativa per le varie articolazioni regionali);
  2. Aziende socio-sanitarie locali (ASL);
  3. Azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione “G. Brotzu” (ARNAS);
  4. Aziende ospedaliero-universitarie (AOU) di Cagliari e Sassari;
  5. Azienda regionale dell’emergenza e urgenza della Sardegna (AREUS);
  6. Istituto zooprofilattico della Sardegna (IZS).

Ai sensi dell’art. 9 comma 3 della Legge Regionale n. 24/2020, sono istituite le seguenti ASL i cui ambiti territoriali sono coincidenti con quelli delle 8 aziende sanitarie locali oggetto di incorporazione ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge regionale 27 luglio 2016, n. 17 (Istituzione dell’Azienda per la tutela della salute (ATS) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale):

  1. Azienda socio-sanitaria locale n. 1 di Sassari;
  2. Azienda socio-sanitaria locale n. 2 della Gallura;
  3. Azienda socio-sanitaria locale n. 3 di Nuoro;
  4. Azienda socio-sanitaria locale n. 4 dell’Ogliastra;
  5. Azienda socio-sanitaria locale n. 5 di Oristano;
  6. Azienda socio-sanitaria locale n. 6 del Medio Campidano;
  7. Azienda socio-sanitaria locale n. 7 del Sulcis;
  8. Azienda socio-sanitaria locale n. 8 di Cagliari – (ha competenza anche per il territorio della città metropolitana di Cagliari).

La ridistribuzione dell’assistenza ospedaliera sul territorio prevede tra l’altro la costruzione di cinque nuovi ospedali pubblici, del Centro San Raffaele Monte Tabor, il potenziamento dell’Azienda ospedaliera Brotzu, la nascita delle Aziende miste di Cagliari e Sassari.

Nel dettaglio:

  • Nella Asl 1 verranno realizzati due nuovi ospedali: uno a Sassari ed uno ad Alghero. L’ospedale di Ozieri verrà ultimato e ammodernato, quelli di Ittiri e Thiesi diventeranno ospedali di comunità, collegati al Santissima Annunziata di Sassari, e con funzioni territoriali.
  • Per la Asl 2 è previsto il completamento dei lavori dell’ospedale pubblico di Olbia e la realizzazione della struttura privata del San Raffaele.
  • Nella Asl 3 viene confermato il ruolo centrale dell’ospedale San Francesco di Nuoro, cui vengono collegati l’ospedale Zonchello (con vocazione pneumologica e riabilitativa) e quello di Sorgono. Nell’area di Nuoro verrà realizzato anche il Centro regionale di sterilizzazione.
  • Per la Asl 4 dell’Ogliastra – la più piccola dell’Isola – è confermato il ruolo del presidio di Lanusei e un ridimensionamento delle Residenze sanitarie assistite.
  • Nella Asl 5, conclusa la ristrutturazione del San Martino di Oristano e l’ammodernamento dei presidi ospedalieri, ci sarà un potenziamento dei posti letto a ciclo diurno e un aumento dei posti per post- acuti. Gli ospedali di Bosa e Ghilarza opereranno in rete con il San Martino, mentre un Centro per la cura dell’Alzheimer nascerà nella struttura di Ghilarza.
  • Per la Asl 6 del Medio Campidano è prevista la realizzazione del nuovo ospedale a San Gavino.
  • La Asl 7 mantiene i presidi di Carbonia (Sirai) e Iglesias (Cto). Il Santa Barbara di Iglesias diventa ospedale per post acuzie, riabilitazione e lungo degenza. Il Crobu viene riconvertito in struttura per attività ambulatoriali.
  • La riorganizzazione della rete ospedaliera della Asl 8 (la più grande della Regione) prevede il superamento dell’attuale frammentazione dell’offerta e la concentrazione dell’attività in cinque grandi strutture. Nell’area di Cagliari sorgerà un nuovo ospedale Policentrico, che opererà in rete con il Binaghi di Cagliari, il San Marcellino di Muravera, il San Giuseppe di Isili. Quando sarà a regime il nuovo ospedale, chiuderanno le strutture cagliaritane del Santissima Trinità e l’ospedale Marino. L’ospedale oncologico Businco diventerà riferimento regionale per la rete oncologica, e avrà un nuovo centro per la radioterapia. L’ospedale Microcitemico sarà centro di riferimento regionale e per le aree del Mediterraneo per le microcitemie, le malattie rare, l’attività pediatrica e chirurgica.
  • Per l’Azienda ospedaliera Brotzu è confermata e potenziata l’attività nel campo dei trapianti, consolidata l’attività cardiovascolare e quella delle patologie traumatologiche, qualificata l’attività delle chirurgie generali.
  • Infine il Piano richiama il Protocollo d’intesa siglato dalla Regione con le Università di Cagliari e Sassari, definendo la struttura delle Aziende ospedaliero universitarie che sorgeranno nelle due città.

L’ultima parte del documento è dedicata agli strumenti per il funzionamento del sistema: l’analisi del governo clinico, la gestione del rischio clinico, la previsione di un programma aziendale che comprenda la formazione degli operatori e preveda protocolli volti a ridurre il rischio.

Per la prima volta, inoltre, viene istituito l’ufficio del Garante regionale per il diritto alla salute.

Per quanto riguarda il personale, (ormai cronicamente carente) – il Piano mira alla valorizzazione delle risorse umane, attraverso la formazione e con la definizione di politiche che facciano superare la provvisorietà delle dotazioni organiche e il diffuso precariato.

Di competenza del Piano anche l’individuazione delle risorse e la loro ripartizione tra aziende Usl e aziende ospedaliere, nonché gli indirizzi generali per l’integrazione dei servizi sanitari e di quelli socio-assistenziali, gli indirizzi generali per la stipula di convenzioni con le organizzazioni di volontariato e quelli per la formazione.

Si chiude con gli strumenti per l’innovazione e la conoscenza, individuati nel Sistema informativo sanitario, nell’Agenzia regionale per la Sanità, nell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, nel Comitato regionale per la Bioetica.

Ai sensi dell’art. 45 della L.R. 24/2020, al fine di garantire adeguati livelli di cura per tutte le persone che non hanno necessità di ricovero in ospedali per acuti, ma che hanno comunque bisogno di un’assistenza sanitaria protetta che non potrebbero ricevere a domicilio, e limitatamente a periodi di tempo medio-brevi, è istituito l’Ospedale di Comunità (OsCo) quale presidio di raccordo funzionale tra l’ospedale per acuti e i servizi territoriali.

Gli ospedali di comunità(previsti dal nuovo D.M. 77/2022 – VEDI) – sono perciò individuati con deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale competente in materia di sanità, sentita la competente Commissione consiliare, garantendo una localizzazione equilibrata delle strutture in tutto il territorio regionale che tenga conto di quelle già esistenti o previste nei piani approvati nel corso degli ultimi anni.

Le aziende socio-sanitarie locali, stando sempre alla norma nazionale, organizzano nell’ambito della propria programmazione e delle specifiche linee-guida regionali, uno o più ospedali di comunità, anche mediante la ristrutturazione della rete ospedaliera e la riconversione di posti letto per la degenza in strutture già esistenti oppure attraverso l’utilizzo di idonee strutture extra-ospedaliere.

Sempre ai sensi del D.M. 77, sono istituite anche le Case di Comunità, aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7 – (in Italia già ne esistono oltre 1.350 e sono finanziate con le risorse del PNRR). Queste strutture, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione.

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ASL GALLURAIl 16 dicembre u.s., il Direttore Generale della ASL GALLURA, Dott. Marcello Acciaro, presentava agli amministratori comunali e consiglieri regionali del nord Est Sardegna,  l’Atto Aziendale (VEDI) indicante il piano di riordino della rete ospedaliera e del sistema sanitario territoriale, secondo le suindicate nuove indicazioni regionali. Ebbene, gli stessi sindaci, alla presenza dell’Assessore Regionale alla Sanità, Carlo Doria,  hanno contestato pesantemente i contenuti del riordinopresentati dal direttore generale della ASL GALLURA, provocando così uno stop dell’atto aziendale stesso, che dovrà quindi essere ripresentato nuovamente con le eventuali modifiche del caso, peraltro richieste agli amministratori galluresi dallo stesso Assessore Carlo Doria.

Il 20 dicembre, giunge una semi-buona notizia: dopo 2 anni di chiusara del reparto di Medicina, viene attivato al Paolo Merlo il Reparto M.O.B.I. – (medicina osservazionale a bassa intensità), con 16 posti letto che consentirebbero la gestione multi-specialistica del servizio: ginecologica, pediatrica e internistica dei pazienti.

Secondo il Direttore generale della ASL Gallura – Dott. Marcello Acciaro, (l’occasione è giusta…) – l’Azienda (come preannunciato il 9 Novembre u.s.) – ha potuto attivare a La Maddalena il nuovo sistema di Medicina Osservazionale a Bassa Intensità (MOBI), secondo quanto previsto dalla nuova Riforma Sanitaria della Sardegna e quindi secondo quanto indicato dal nuovo Atto Aziendale – (per ora ancora in fase di bozza):

I tre ospedali di Olbia, Tempio e La Maddalena, e le 9 Case di comunità che verranno costruite – ha evidenziato Acciaro –  saranno infatti i punti fondamentali della nostra azione.

Rimoduleremo quindi questi presidi, come segue:

  • l’ospedale di Olbia sarà riorganizzato come struttura dedicata alla media intensità e all’Emergenza-Urgenza;
  • nell’ospedale di Tempio faremo la bassa intensità, sarà sede del nuovo reparto di Lungodegenza e dell’ Ospedale di Comunità (20 posti letto);
  • nell’ospedale de La Maddalena, dedicato ai casi di bassa intensità, sarà ricondotta tutta la degenza al reparto di Medicina Osservazionale a Bassa Intensità (MOBI), ospiterà inoltre un Ospedale di Comunità (10+6 posti letto) gestito dai Medici di Medicina Generale. Sarà un presidio che dovrà rispondere prioritariamente alle esigenze della popolazione di quel territorio”.

Nel frattempo, a La Maddalena, esultano alcuni fans del Direttore Generale Acciaro, che hanno subito pubblicato sulla stampa locale la loro (legittima) promozione alle scelte della ASL GALLURA, sostenendo a gran voce: (Sono stati…) “Premiati i nostri sforzi, adesso la Sanità funziona…

Per molti cittadini, però, resta ancora da capire quali sforzi abbiano compiuto questi signori, dal momento che quanto attuato dalla ASL GALLURA – (in contro tendenza con la maggior parte degli amministratori galluresi e soprattutto di tantissimi cittadini e operatori sanitari) – non potenzia e non ripristina il vecchio Ospedale Paolo Merlo, (come invece accade in altre parti) – ma si rifà esclusivamente alle recenti novità citate dalle nuove norme già approvate dalla Regione Sardegna, in virtù, ovviamente, delle specifiche indicazioni fornite dalla legge nazionale – (DM 77/2022).

Probabilmente… e/o quasi sicuramente, se funziona ancora qualcosa al Paolo Merlo, bisognerà solamente ringraziare i tanti Medici e Infermieri che ogni giorno si impegnano dignitosamente nella propria professione… ma queste categorie – purtroppo – vengono sempre messe a margine di ogni gloriosa impresa mediatica…

Ma sorvolando questo aspetto mediatico di poco conto, il 30 dicembre scorso, a La Maddalena veniva inaugurata anche la prima Casa della Comunità della Gallura. Alla cerimonia di inaugurazione era presente anche l’assessore regionale della Sanità Carlo Doria, (alla presenza dei vertici dell’Asl Gallura e delle Autorità locali) – ed è collocata nel poliambulatorio di Padule integrato dei servizi previsti dal nuovo modello d’assistenza socio-sanitaria territoriale.

Nella circostanza – ha detto l’assessore Doria – «Il nostro obiettivo  è quello di realizzare un modello di sanità moderno e più efficiente. Le Case della Comunità sono l’avamposto di questo modello e la struttura di La Maddalena, in particolare nella gestione delle cronicità, si integra perfettamente con l’ospedale dell’isola e con gli altri servizi sanitari del territorio gallurese».

Ebbene, anche in questo caso non può che rivolgersi un plauso per le parole profuse dall’Assessore Doria, sperando però che l’integrazione perfetta con il Paolo Merlo riporti il nostro Ospedale a livelli sempre più efficienti ed accettabili per tutta l’Utenza ISOLANA… così come a suo tempo aveva fatto l’indimenticabile Prof. Romeo Milani.

MORALE DELLA FAVOLA: Qui a La Maddalena, con tutte queste innovazioni e/o novità, non si è bene capito se andremo a migliorare… o siamo precipitati vorticosamente nel VUOTO… sbattendo il culo per terra…

Alla fine della fiera… senza se e senza ma… restiamo comunque fiduciosi…

(Alberto Tinteri – cittadino)

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