Il Premio Solinas compie 30 anni
di Gianni Olla – La Nuova Sardegna
Celebrazione alla Maddalena
Dedicato al grande sceneggiatore morto nel 1982, nacque per iniziativa di Gian Maria Volontè. Mercoledì 29, durante il festival «La valigia dell’attore», sarà presentato “Perfidia” di Bonifacio Angius, copione finalista nel 2012
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LA MADDALENA – Trent’anni anni di Premio Solinas. Nell’ambito del festival “La Valigia dell’attore”, in programma alla Maddalena dal 27 luglio al 2 agosto, mercoledì 29 si svolgerà una particolare celebrazione di quell’evento. Verrà presentato infatti il film “Perfidia” di Bonifacio Angius, la cui sceneggiatura arrivò in finale dell’edizione del 2012, per poi diventare un film presentato al Festival di Locarno del 2014.
Ovviamente, l’ottimo risultato di Angius ci obbliga a ricordare il lungo cammino cinematografico italiano di cui il Premio è stato protagonista e testimone.
Franco Solinas, cagliaritano-maddalenino, morì a Roma nel 1982 all’età di 55 anni. Tre anni dopo alla Maddalena (da sempre “buen retiro” dello scrittore), per iniziativa di Felice Laudadio, fu organizzato un convegno di studi a cui parteciparono tra gli altriPontecorvo, Costa Gavras, Rosi, Pirro, Pintus, Micciché, Maselli. In quell’occasione fu bandita la prima edizione del Premio per la miglior sceneggiatura e annunciata la giuria, composta da Cristaldi, Arlorio, Benvenuti, Pontecorvo, Volonté, Mannuzzu, Delogu.
I nomi dei relatori e dei giurati (molti dei quali scomparsi) testimoniano una sorta di ultimo nucleo del glorioso cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta che, paradossalmente, si trovò ad affrontare il “desiderio” di cinema da parte di aspiranti autori che nessuno conosceva.
Il clima, d’altro canto non era favorevole: l’industria cinematografica nazionale era vicina al collasso, in termini di spettatori e di sale, anche a causa della proliferazione dei canali televisivi, pubblici e privati. Infine, il contesto culturale e politico non offriva alcun stimolo nei confronti della cinematografia “di realtà” che era stata il principale referente dei registi post bellici.
Non fu neanche un caso che i copioni vincitori della prima edizione – “Rebus” di Massimo Guglielmi, Sergio Vecchio e Antonio Tabucchi e “Sott’acqua” di Francesca Archibugi e Claudia Sbarigia – rimasero più o meno marginali. Il primo divenne, nel 1988, un film di Massimo Guglielmi, molto letterario (come il copione), ricco di fascino scenografico e memoriale, ma inevitabilmente, nel contesto italiano, votato al fallimento commerciale; il secondo non fu mai girato ma certamente portò fortuna a Francesca Archibugi che divenne, dopo il successo di “Mignon è partita” (1988), una delle autrici più importanti degli ultimi trent’anni.
Nel 1987, il successo arrise ad un giovane esordiente calabrese, Demetrio Casile, con “Un ragazzo di Calabria”. Il copione, riscritto da Francesca Comencini e Ugo Pirro, fu poi girato daLuigi Comencini che ebbe a disposizione Gian Maria Volonté, mentore del ragazzo che, in un paesino della Calabria, vuole diventare un campione nella corsa lunga. Il film ebbe una distribuzione regolare e tuttora si vede in televisione.
Fu il primo segnale di un passaggio generazionale non conflittuale, ma neanche pacifico, visto che Casile fu escluso dalla produzione. L’anno successivo il copione vincitore fu “Vito e gli altri” di Capuano, che realizzò un film bellissimo e s’impose come uno degli autori più noti della nuova generazione.
Nel corso di altre edizioni, il premio si consolidò ulteriormente – anche con il ricambio dei giurati, più vicini al cinema del presente – e la lista dei film “provenienti” dalla selezione maddalenina e poi bolognese e romana (la sede del Premio non è più in Sardegna), si è allungata e ha spesso coinciso con il nuovo cinema italiano, qualunque sia il giudizio che si vuole dare all’espressione.
Ecco una sintesi estrema dei film e degli autori più noti: “Happy Family”, “Marrakech Express” di Salvatores, “La seconda volta” di Calopresti, “Soldati” di Marco Risi, “La discesa di Aclà a Floristella” di Aurelio Grimaldi, “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, “L’uomo in più” di Sorrentino, “Dieci inverni” di Valerio Mieli, “Una vita tranquilla” di Claudio Cupellini, “Tir” diAlberto Fasulo, “Nel profondo” di Valentina Pedicini, “The dark side of the sun” di Carlo Hintermann, “Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, “Noi siamo” Francesco di Guendalina Zampagni.
Insomma, se gli esordi del Premio Solinas potrebbero essere rubricati nell’ambito di un’impossibile utopia (riportare il cinema italiano ai fasti del passato), il presente è una sfida, spesso vinta, nei confronti del pessimismo di chi continua a sostenere che il cinema è morto.
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