Il ritrovamento della nave romana
La scoperta è stata fatta da un Ufficiale di Marina in servizio al Comsubin in un fondale di circa 50 metri.
La nave romana era diretta in Spagna ed è affondata nelle Bocche di Bonifacio
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OLBIA – In questi giorni la notizia del ritrovamento del relitto di una nave romana lunga 18 metri e larga 7, carica di laterizi, risalente all’età imperiale. La notizia, in realtà, era già nota ai tecnici dell’Ente Parco di La Maddalena sin dall’inverno scorso.
Questi giorni la scoperta, che dopo un sopralluogo dei sommozzatori della Polizia di Stato in un fondale di circa 50 metri, inviati sul posto dal Questore di Sassari, ha portato ad accertare la presenza dei resti della nave affondata. Per il carico presente a bordo e per il suo posizionamento sui questi fondali, i tecnici della Soprintendenza ai Beni Culturali ha determinato che la scoperta rappresenta un unicum dal grande valore scientifico.
Visto il luogo del ritrovamento, infatti, gli archeologici ritengono che l’imbarcazione fosse destinata alla Spagna o alla costa occidentale della Sardegna. L’eccezionalità del ritrovamento attiene allo stato di conservazione del carico che risulta intatto e ad oggi stivato come al momento della partenza. Pare, pertanto, che la nave sia affondata con un semplice movimento verticale dalla superficie fino al fondale per causa ovviamente sconosciute.
Ma il vero ritrovamento del relitto, ispezionato in questi giorni dai sommozzatori della Polizia di Stato, lo si riconosce a seguito di una semplice immersione fatta per svago, da un Ufficiale della Marina Militare, il S. Tenente di Vascello Gabriele Paparo – capo del nucleo di sminamento subacqueo in servizio presso il Gruppo Operativo Speciale degli Incursori di Marina, che ha portato così ad una delle più importanti scoperte nel campo dell’archeologia subacquea degli ultimi anni.
“Stavo effettuando una semplice immersione per svag – ha dichiarato il S. Tenente di Vascello Paparo – con l’ausilio di alcuni propulsori a idrogetto, quando mi sono imbattuto in quel relitto. A quel punto sono sceso ad una profondità di circa cinquanta metri e ho potuto constatare che si trattava di una nave romana. L’ho riconosciuta perché qualche tempo fa avevo dato supporto in un’operazione di recupero proprio per una nave romana nelle acque di Terracina”.
Paparo ha avvisato immediatamente il suo comando ed è scattata l’operazione insieme ai sommozzatori della polizia di Stato per un primo sopralluogo finalizzato al recupero di alcuni reperti su specifica richiesta della Soprintendenza ai Beni Archeologici avvertita dalla Marina Militare.
Tutti i dettagli dell’operazione sono stati illustrati nei giorni scorsi, nel corso di una conferenza stampa presso il commissariato di Olbia alla presenza del questore di Sassari, Pasquale Errico, dello stesso Tenente di Vascello Gabriele Paparo, del soprintendente ai beni archeologici Rubens D’Oriano e del vice responsabile del gruppo dei sommozzatori della Questura di Sassari sovrintendente Nino Lecca.
“I miei complimenti – ha commentato il questore di Sassari Dr. Pasquale Errico – vanno a tutti gli uomini che sono scesi a quelle profondità filmando il relitto. I nostri sommozzatori fanno anche questo e collaborano con la polizia giudiziaria per ricerche specifiche in mare, nei fiumi e nei laghi. Oggi grazie all’intervento della Marina e del nostro gruppo possiamo arricchire il panorama scientifico degli studiosi“.
Grande soddisfazione anche del soprintendente Rubens D’Oriano: “Non è la prima volta che il gruppo del commissariato di Olbia ci danno notizia di un qualche ritrovamento. In questo caso quello che ci ha spinti a divulgare la notizia è la singolarità del ritrovamento. Questo è un carico merci su una nave presumibilmente di 18 metri per sette, con materiale costituito da embrici e coppi generalmente utilizzati per costruire i tetti. Stavano trasportando un intero tetto prodotto nell’Italia centrale. La nave stava attraversando le Bocche di Bonifacio e presumibilmente si stava dirigendo in Spagna. E’ affondata verticalmente ed è per questo che è stata trovata così come probabilmente si era adagiata sul fondo“.
L’imbarcazione risale al primo o secondo secolo dopo Cristo e nelle intenzioni della soprintendenza c’è quella di lasciare tutto così com’è.
I 2 reperti prelevati dai sommozzatori della Polizia di Stato, sono stati esposti durante la conferenza stampa ma il resto della nave romana, conservato da migliaia di anni negli abissi del nostro mare gallurese, rimarrà a disposizione degli esperti e degli studiosi e potrà altresì diventare un attrazione per tutti quei sub che vorranno visitare il relitto.
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