La Guardia Costiera distrutta dal PD
Il disgusto di questa politica assume nausee sempre più crescenti
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LA MADDALENA – Al Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, sono affidate la disciplina e la vigilanza su tutte le attività marittime e portuali, tra cui le attività di polizia giudiziaria alle dipendenza della Procura della Repubblica e la polizia militare (secondo il disposto di cui all’art. 32 lett. M della legge n. 1178/1926). Il corpo – storicamente erede delle antiche magistrature del mare degli stati preunitari italiani, alle quali era stata affidata l’amministrazione e la cura dei porti – venne istituito con l’emanazione del regio decreto 20 luglio 1865, n. 2438, subito dopo l’unità d’Italia.
La Guardia Costiera svolge compiti relativi agli usi civili del mare ed è inquadrato funzionalmente ed organizzativamente nell’ambito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali. Il Corpo, inoltre, opera in regime di dipendenza funzionale dai diversi Dicasteri, tra i quali il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, e il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze specialistiche.
L’attuale organico consta di 11000 uomini e donne, distribuiti in una struttura capillare costituita da 15 Direzioni Marittime, 55 Compartimenti Marittimo, 51 Uffici Circondariali Marittimi, 128 Uffici Locali Marittimi e 61 Delegazioni di Spiaggia, mediante la quale il Corpo continua ad esercitare le proprie molteplici attribuzioni, sul mare e lungo le coste del Paese.
Il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, dispone di circa 600 Mezzi Navali dislocati in oltre 100 porti della Penisola e delle isole.
Le Unità Navali del Corpo sono impegnate in numerosi compiti conseguenti al rapporto funzionale con più Dicasteri. Le attività discendenti dagli obiettivi strategici assegnati al Corpo, possono essere ricondotte a cinque principali missioni:
- la salvaguardia della vita umana in mare e le conseguenti attività di soccorso;
- la governance dei porti e le connesse attività di polizia marittima;
- la tutela delle attività connesse alla pesca marittima;
- la sicurezza della navigazione;
- tutela dell’ambiente marittimo e costiero.
La Componente Aerea della Guardia Costiera trae origine dall’attuazione della legge 979/82 “Disposizioni per la difesa del mare” che ha previsto l’istituzione di un servizio di protezione dell’ambiente marino, nonchè di vigilanza costiera e di intervento per impedire e controllare gli inquinamenti in mare; un servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche nelle aree di giurisdizione nazionale ed un servizio di vigilanza e soccorso mediante l’acquisizione di aereo ed elicotteri.
I primi velivoli assegnati alla Guardia Costiera, furono i Piaggio P-166 DL3 in versione SEM (Sorvegianza Ecologica e Marittima).
Fondamentali sono le funzioni svolte dalla componente aerea, quali la ricerca di naufraghi e di unità navali ed aeree in difficoltà in mare, il soccorso a naufraghi ed a traumatizzati ed ammalati a bordo di navi (tramite recupero con il verricello e/o aviolancio di battelloni), la tutela dell’ambiente marino e delle aree marine protette anche a mezzo di sistemi di telerilevamento sia per monitoraggio periodico e sistematico che in occasione di eco-emergenze.
In ottemperanza al Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 196 di recepimento dellaDirettiva 2002/59/Ce del 27 giugno 2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione, il Comando Generale, in qualità di “National Competent Authority”, ha provveduto alla realizzazione di una complessa “rete nazionale” per la ricezione delle informazioni AIS trasmesse dalle navi.
La rete si articola su 63 stazioni base installate in posizione tali da garantire la completa copertura radioelettrica del profilo costiero nazionale con una profondità che si estende, ove possibile, fino all’intera area Search and Rescue (SAR) di competenza italiana.
Le informazioni acquisite sono accentrate presso il Comando Generale e da questo rese disponibili, attraverso opportune interfacce macchina-macchina ad altri servizi di responsabilità del Comando Generale e ad altre Amministrazioni dello Stato consentendo così alle stesse di evitare di dotarsi di analoghi apparati per le proprie finalità istituzionali.
In tale ottica, i centri Vessel Traffic Service – tra cui quello di Guardia Vecchia a La Maddalena per le Bocche di Bonifacio – si avvalgono dei servizi garantiti dalla “rete nazionale AIS” per il monitoraggio di tutto il traffico marittimo.
D’intesa con l’European Maritime Safety Agency (EMSA) il Comando Generale ha altresì realizzato un sistema regionale per lo scambio delle informazioni AIS tra Stati Membri dell’Unione Europea, scambio anch’esso previsto dalla Direttiva 2002/59/CE. Al momento tale sistema regionale, denominato MAREΣ (Mediterranean AIS Regional Exchange System) consente lo scambio di informazioni sul traffico marittimo tra Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Malta, Slovenia, Croazia, Grecia, Cipro, Romania e Bulgaria. La totalità delle informazioni acquisite sono altresì inviate all’EMSA per la loro integrazione nel sistema comunitario denominato SafeSaeNet. La piattaforma MAREΣ è stata altresì individuata dalla Commissione europea per lo scambio di informazioni AIS tra i Paesi beneficiari del programma comunitario denominato SAFEMED III.
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La Distruzione scellerata del Partito Democratico
Però restano 3 polizie Statali: Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, tutte con gli stessi compiti di sicurezza e polizia; tutti e tre scoordinate tra loro…
Si vuole risparimiare pagando 39 milioni di euro alla Marcegaglia per il disastro del G8 a La Maddalena… si vuole risparmiare ma senza diminuire il lauti stipendi dei parlamentari come per esempio Tito Boeri che ha pensato bene di ridurre le pensioni degli italiani… insomma, si vuole risparmiare aumentando anche le tasse comunali…
Ed ora arriva un altro fantastico disegno del governo Renzi, ovvero quello per eliminare le Forze armate. Dopo la Forestale, ora il Pd vuol eliminare anche le Capitanerie di porto.
La Guardia costiera, nasce nei primi anni 90 con il bravissimo Ammiraglio Ferraro, con una proposta di legge presentata dal Senatore Pino Arlacchi (PD), andata a segno parzialmente e poi dimenticata nei cassetti del Parlamento, nella quale – al fine di consentire un maggior risparmio della spesa pubblica ed una maggiore razionalizzazione di uomini e mezzi – prevedeva l’accorpamento di tutte forze di polizia marittima in un unico Corpo operante in mare.
Ma la resistenza degli altri corpi di polizia, e soprattutto quella della Marina Militare che stava per perdere il terreno sotto i piedi, attraverso favorevoli interventi politici di schieramento, non permise tale istituzione, approffitando del fatto che in quel momento Pino Arlacchi lasciò il suo incarico di senatore per diventare Vice Presidente dell’ONU.
Allo stato attuale l’Italia è considerata la Nazione con la migliore Guardia Costiera europea e del Mediterraneo ma il Governo Renzi, senza un benché senso di responsabilità e ragionevolezza, ha deciso di eliminarla assieme al Corpo Forestale dello Stato.
Sarebbe il caso di valorizzarla e di darle merito per il nobile mestiere che svolge, soprattutto tenendo conto dei sui 150 anni di storia. Invece no, troppo efficiente per farla sopravvivere.
Con un semplice emendamento e senza neanche informare il ministro competente delle Infrastrutture Del Rio e tanto meno i vertici della Guardia Costiera e le rappresentanze militari, il nostro Governo ha deciso, in un solo colpo, di spazzare via un Corpo storico come quello delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera.
Undicimila uomini e donne che nel silenzio quotidiano svolgono atti di eroismo per la sicurezza in mare, saranno “cancellati”. Tutto ciò con costi bassissimi ma con la massima efficienza della Pubblica Amministrazione. Personale e mezzi quali le navi e le motovedette adatte per i soccorsi, per l’attività di polizia ambientale e tutela dell’ecosistema marino e del pescato, con record di controlli e di reati perseguiti in seguito ad attività di polizia, sono in pratica da far sparire nel nulla. L’emendamento, infatti, firmato dal relatore della riforma della P.A. Ernesto Carbone, prevede che la gestione delle risorse economiche dei mezzi e degli uomini della Guardia Costiera passino dalle dipendenze funzionali del ministro delle Infrastrutture al Capo di Stato Maggiore della Marina, l’attuale ammiraglio Giuseppe De Giorgi… braccio destro e sinistro del potente Ministro Pinotti.
Quest’ultimo assumerebbe così le funzione di Comandante Generale delle Capitanerie. La dizione Guardia Costiera, che sarebbe l’anima operativa dello stesso “Corpo delle Capitanerie di porto”, sarebbe soppressa a vantaggio dell’attività della Marina Militare, che da sempre mal vede l’autonomia territoriale del Corpo. Si dedurrebbe, quindi, che le risorse delle infrastrutture per svolgere bene il lavoro di Guardia Costiera passerebbere alla Difesa per svolgere la stessa attività con costosissime navi da guerra: dispendiose per numeri di equipaggio, per i costi di carburante, lente e adatte solamente ad attività belliche.
Quindi ci domandiamo: cosa c’entra la Marina Militare, che ha compiti di difesa militare, con le attività civili della Guardia Costiera?
Varie volte l’Ammiraglio de Giorgi, come tanti suoi predecessori privi di questo prestigioso potere, aveva manifestato l’obiettivo di sottomettere e piegare il corpo alle proprie dipendenze, così come palesemente espresso da egli stesso nelle audizioni alle commissioni dipendenti di Camera e Senato, in occasione della festa della Marina.
Ma qualcuno potrebbe mai pensare che l’Esercito Italiano, che svolge l’operazione “Strade Sicure”, potrebbe assorbire la Polizia di Stato o i Carabinieri ai fini della razionalizzazione?
Quanto costerebbe e quale efficienza si avrebbe nel fare l’ordine pubblico con i Carri armati?
Basti pensare che proprio l’Arma dei Carabinieri si è sottratta all’Esercito costituendosi in Forza Armata Autonoma, proprio per i suoi specifici compiti di polizia che nulla hanno a che vedere con la difesa. Ed anche la Polizia di Stato, nel 1981, riscontrando serie incompatibilità con lo status militare, venne smilitarizzata divenendo così la Polizia di Stato ad ordinamento civile.
Dunque, ci si domanda ancora, l’economia e la sicurezza del mare, tutelata attraverso l’attività di soccorsi e polizia marittima, quanto ne subirebbe da tutto ciò? – Nella migliore delle ipotesi le nuove navi che verranno costruite con gli oltre 5 miliardi stanziati, saranno pronte tra 10/15 anni.
Nel frattempo da anni le rappresentanze militari della Guardia Costiera, a gran voce, chiedono di vedersi riconosciuti lo status di Pubblica sicurezza. I “Guardia Coste”, infatti, sono già ufficiali e Agenti di Polizia Giudiziaria e svolgono attività di polizia a 360° in forza di leggi speciali. Un tale riconoscimento, sia pure lasciando il Corpo all’interno dell’ordinamento della Marina Militare, consentirebbe ai cittadini una maggiore sicurezza nei porti, sulle coste e nell’alto mare, di competenza SAR. È come se all’improvviso ci fossero 11mila operatori della sicurezza a pieno titolo in più per la Nazione senza spese aggiuntive di concorsi, di assunzioni, di corsi dei formazione ecc. ecc…
Ai colleghi della rappresentanza della Guardia Costiera si unisce il Co.Ce.R. Aeronautica che pone la seguente domanda: “a questo punto, perché nei cieli non c’è solo l’Aeronautica Militare? Perché non passare la componente aerea e gli aeroporti della Marina nell’Aeronautica Militare? Sarebbe anche più naturale e si eliminerebbero sul serio duplicazioni organizzative, logistiche e funzionali, nonché si ottimizzerebbero mezzi e infrastrutture, visto che Marina e Aeronautica sono dipendenti dallo stesso dicastero della Difesa”.
Morale della favola i “Guardia Coste”: troppo bravi, troppo economici e troppo efficienti per questo Governo del “fare”.
Peraltro, gli emendamenti presentati in Commissione affari costituzionali dal Partito Democratico e che si apprestano a essere votati, rappresentano uno scacco al processo democratico di ristrutturazione delle forze armate e forze di polizia.
“In sostanza – spiegano i rappresentanti Co.Ce.R, in una nota pubblica sul sito Infodifesa – l’emendamento divide in due il comparto difesa e sicurezza in barba alla legge vigente più volte richiamata dal Parlamento, parti politiche e magistratura e viola il principio di equiordinazione tra le forze armate e le forze di polizia ovvero che tutti gli operatori della difesa e della sicurezza sono parificati sia per ordinamento che per retribuzione. Se passasse tale principio si accenderebbe una guerra fratricida tra gli operatori del comparto in aggiunta a quella “fredda” in essere con l’attuazione del Libro Bianco della Difesa.
In queste mascherate riforme si nascondono insidie e incertezze… e giochi occulti di un potere spicciolo… di qualcuno che vuole sentirsi il gran protagonista della salvezza della patria…
Seppur riconoscendo la bontà dei propositi delle riforme volte ad ottimizzare le risorse, sarebbe stato auspicabile, da parte del Governo Renzi, proporre una seria riforma per potenziare quelle strutture specialistiche della Stato, come la Guardia Costiera e il Corpo Forestale, che rappresentano inequivocabilmente una seria necessità per tutta la collettività… anziché pensare a rafforzare gli inutili poteri delle strutture belliche… peraltro ripudiati dalla nostra Costituzione.
Tutto ciò, invece, avviene per la velleità di qualche elefante ormai destinato al parcheggio terminale e con il mancato coinvolgimento delle parti sociali democraticamente elette da quei cittadini con le stellette, quali appunto il Cocer Interforze, che in una fase di ristrutturazione – come questa – la sua esclusione rappresenta un vero e proprio smacco nei confronti di tutti gli appartenenti alle Forze Armate.
Il fallimentare Partito Democratico, con quest’ultima irresponsabile operazione, si conferma – ancora una volta – davvero distante dalle problematiche dei cittadini e, come in questo caso, dai lavoratori con le stellette… purtroppo imbavagliati e legati mani e piedi di fronte ad un siffatto pasticcio.
Alberto Tinteri – Maresciallo (r) Guardia Costiera
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