
La Maddalena auspica il ritorno dei militari

La Nuova Sardegna – Giampiero Cocco
Più speranze che polemica
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LA MADDALENA – La “Base logistica addestrativa” dell’esercito, sul litorale di Palau, dista in linea d’aria poco meno di 500 metri dalle banchine ad alto fondale dell’isola di Santo Stefano. Il tratto di mare che separa il buen retiro per militari dove il ministro della difesa Roberta Pinotti e il sottosegretario Domenico Rossi, generale in pensione, trascorrono da alcuni giorni le loro vacanze fa da filtro alle polemiche sorte in Sardegna sulla riqualificazione delle banchine militari che ospitavano le navi appoggio della marina Usa e che un progetto di massima, appena varato dagli uffici tecnici del genio militare di Cagliari, intende trasformare in approdi per l’ammiraglia della flotta italiana, la portaerei Cavour, e le sue navi appoggio, la multiuso San Giorgio e la fregata Bergamini.
«Se questo è il segnale di un ritorno dei militari nell’isola apriamo loro le porte, non lasciamoci scappare l’occasione» dicono, facendo la ola sui moli, gran parte dei maddalenini da decenni orfani di quella mamma con le stellette (che fosse in divisa italiana o mimetica statunitense poco importava) che ha fornito a intere generazioni cibo, alloggio e le paghe per le migliaia di impiegati e operai che lavoravano per lo Stato.
Il ministro Pinotti non rilascia dichiarazioni, ma dal giro delle amicizie che coltiva da anni nell’isola maddalenina trapela il suo pensiero. Sulle dismissioni militari il tavolo è aperto tra regione e Stato, restano molti punti sui quali si deve ancora far luce e chiarire la tempistica delle dismissioni.
Per i moli di Santo Stefano, davanti al deposito costiero di munizionamento pesante italiano e Nato custodito nei bunker sotterranei, la scelta di riqualificazione, già approvata in sede di conferenza di servizi e finanziata nel 2009 con i fondi del mancato G8, è definitiva.
Resta soltanto da attendere il necessario Via (la valutazione d’impatto ambientale) da parte del ministero dell’ambiente per bandire la gara d’appalto per i lavori, per un importo al ribasso di cinque milioni di euro. Quelle banchine, mai dismesse, debbono essere adeguate alle altezze dei portelloni di carico delle navi multiruolo e della portaerei Cavour, 2 metri e mezzo dal livello del mare per una lunghezza totale di 350 metri.
La Regione dovrà giocoforza adeguarsi, accordandosi con il ministero della difesa sulla ricaduta economica e occupazionale che il rinnovato interesse strategico per l’arcipelago maddalenino ricopre per i vertici militari. In caso contrario le banchine si faranno ugualmente, e senza alcuna contropartita.
Per la ragion di Stato e motivi di sicurezza nazionale, oltre che di imposto adeguamento agli standard del naviglio Nato che, nessuno può escluderlo, potrebbe attraccare ai moli di Santo Stefano.
«Il ritorno dei militari nell’isola porterà soltanto benessere, com’è sempre accaduto nei cento anni che sono stati presenti nell’arcipelago» dice Donato Fringuello, ex giocatore di calcio (militava nel Tempio) e gestore dei servizi di ristorazione sui traghetti che fanno la spola tra Maddalena e Palau. Ha dovuto cedere due esercizi commerciali, in zone di alta affluenza turistica (Cala Gavetta e il corso cittadino) perché i costi superavano le entrate, dopo l’addio dei militari italiani e dei marinai Usa.
«Abbiamo necessità di lavorare, la mancata apertura delle strutture a mare realizzate nell’ex arsenale, che dovevano essere il volano di una economia prevalentemente basata sulla nautica e il suo indotto – dice Luigi Tarantella, titolare del ristorante “Il brigantino” e di un fast food in città – si è rivelato un flop che ha messo in ginocchio l’isola e i suoi abitanti. Ritornino i militari, e con loro i posti di lavoro e il benessere».
I diecimila turisti che, giornalmente, arrivano nelle isole dell’arcipelago maddalenino affollano bar, trattorie e ristoranti, ma soltanto in questi giorni di “pienone” dov’è impossibile trovare un posto letto, neppure in tenda. Una marea di gente che ben presto, a partire dal prossimo week end, andrà scemando, sino ad arrivare alle secche di ottobre, quando sull’isola resteranno soltanto i residenti, sino alla prossima stagione estiva, troppo lontana per contare sul suo apporto economico. Un’isola che attende con impazienza di rimettersi le stellette, per poter sopravvivere.
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