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La Maddalena. Morte in cantiere. 13 anni di indagini e udienze: tutti assolti

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REDAZIONE – In aula c’era anche l’avvocato dell’Inail, parte civile nel processo. La morte dell’operaio rumeno Marin Rosif Rasu, vittima di un infortunio sul lavoro in un cantiere di La Maddalena, per 13 anni è stata al centro di indagini e di una istruttoria dibattimentale senza fine. Un calvario legale per la famiglia dell’uomo, assistita dall’avvocato Giacomo Serra, e per gli imputati.

Giovedì scorso, i giudici del Tribunale di Tempio hanno assolto tutti, perché il fatto non sussiste. La realtà è che non è stato mai chiarito perché e come Marin Rosif Rasu sia stato trafitto dal piede di un cavalletto, un oggetto non appuntito, non affilato e ricoperto di uno strato di cemento.

La pm Daniela Fiori aveva chiesto l’assoluzione per i responsabili del cantiere e dei lavori: Mauro Manuedda, Ionel Rus e Giovanni Battista Godelmoni, difesi dagli avvocati Luca Montella, Gianmario Lisca ed Enrico Gatto.

Il legale di parte civile ha manifestato forti perplessità, perché gli ispettori del lavoro dello Spresal avevano stabilito che il cantiere dove si è consumata la tragedia non era a norma.

A distanza di anni, però, non è stato chiarito come è stato possibile che in un pianerottolo senza ponteggio Rasu sia stato trafitto dal piede in un cavalletto con la punta arrotondata. 

Andrea Busia – L’Unione Sarda

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