
Mita restituisce l’ex arsenale al Governo

La Nuova Sardegna
Per il Consiglio dei ministri un’ulteriore sconfitta: dovrà risarcire la società di Emma Marcegaglia con 39 milioni euro
.
CAGLIARI – Nessuno rivoleva indietro quanto resta del disgraziato compendio costruito per il G8 a La Maddalena, alla fine ha dovuto decidere il tribunale civile di Cagliari: gli immobili devono essere riconsegnati alla Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso il dipartimento della Protezione civile e non alla Regione sarda, che non li voleva a nessun costo perché a suo tempo non ha messo becco nella realizzazione e soprattutto non ha partecipato alla scelta della Mita Resort come società di gestione del complesso alberghiero, mai aperto al pubblico e oggi in pieno disfacimento.
A stabilirlo è stato il giudice Maria Mura con un decreto sollecitato dalla stessa azienda di Emma Marcegaglia in seguito al lodo arbitrale che il 21 ottobre 2014 ha risolto la convenzione per inadempienza dello Stato, ha condannato palazzo Chigi a risarcire la società privata con 39 milioni e 438 mila euro e la stessa Mita a rilasciare immediatamente gli edifici e le strutture portuali per evitare che col tempo i danni lievitassero.
In altre parole il timore del collegio arbitrale era che la Mita Resort considerasse la titolarità dei beni immobili di La Maddalena come una specie di polizza, consapevole del fatto che anno dopo anno, nel disinteresse totale del Governo, il mancato rispetto della convenzione avrebbe fatto crescere l’ammontare dei danni economici. Danni che alla fine Regione o Stato avrebbero dovuto pagare. Stranamente però gli arbitri non hanno indicato a chi Mita Resort dovesse riconsegnare gli immobili e da qui il contenzioso ora risolto.
La decisione del tribunale fa tirare un grosso sospiro di sollievo al governatore Francesco Pigliaru e all’assessore al bilancio Raffaele Paci perché libera la Regione dal rischio di dover tenere in piedi le strutture costruite su incarico del Governo dalle imprese finite nei guai giudiziari, strutture ormai abbandonate al loro destino. Il rischio c’era, perché già il 4 agosto del 2009 l’amministrazione Cappellacci aveva paradossalmente accettato di prendere in carico il compendio a condizione che banchine, impianto di raccolta delle acque ed altre strutture risultassero in ordine.
La fortuna ha voluto che non lo fossero, quindi il passaggio di consegne è sfumato.
Negli anni successivi si è però materializzato il tentativo di palazzo Chigi di lavarsi le mani della questione, per lasciare la Regione col cerino in mano. Da qui un silenzioso braccio di ferro seguito dal classico scaricabarile: da una parte Mita Resort, che doveva restituire gli immobili a qualcuno per rispettare il lodo arbitrale senza sapere a chi. Dall’altra Stato e Regione che si giravano dall’altra parte per non farsene carico, rimpallandosi la responsabilità. Finchè l’azienda della Marcegaglia – attraverso gli studi degli avvocati Dionigi Scano, Marco Annoni e Andrea Guaccero – è stata costretta a rivolgersi al tribunale civile perché stabilisse una volta per tutte a chi dovesse scaricare i relitti del G8. Un atto necessario, visto che il 10 novembre 2014 l’azienda di gestioni turistiche aveva comunicato a Regione e Governo che le attività di custodia e manutenzione di aree e beni oggetto della concessione sarebbero cessate il giorno 30. Quei venti giorni dovevano essere il tempo sufficiente agli enti destinatari della consegna per sbrigare gli atti della presa in carico: a distanza di un anno e mezzo nessuno s’è fatto vivo, malgrado un’intimazione a palazzo Chigi e alla Regione in cui si fissava l’appuntamento per la riconsegna a mezzogiorno del 23 dicembre 2014 all’Arsenale.
Ora l’amministratore di Mita Resort, Donato Rossi, scriverà alla Presidenza del Consiglio per chiedere che venga nominato il “sequestratario” e che il prescelto vada a firmare i verbali di riconsegna. Più avanti, coi tempi della giustizia, la Corte d’Appello civile di Roma, che ha respinto il ricorso per sospensiva presentato da palazzo Chigi contro il lodo arbitrale, valuterà la controversia nel merito e in teoria potrebbe anche chiamare in causa la Regione, destinataria col Governo del ricorso. Soltanto alla decisione finale, che potrebbe arrivare dopo un altro passaggio in Cassazione, Mita Resort potrà pretendere il risarcimento.
Per ora il Governo dovrà pagare le spese del provvedimento: 14.320 euro.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
[ti_audio media=”34779″ autoplay=”1″]