Olbia. Tragedia sulla spiaggia di Bados. Bimbo muore dopo l’esplosione su un camper
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L’Unione Sarda
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REDAZIONE – Un bambino di circa 10 anni – Samuel Imbuzan, residente a Rimini, mamma italiana e padre romeno – ha perso la vita in seguito a un’esplosione avvenuta su un camper, forse a causa di una fuga di gas.
E’ accaduto oggi intorno alle 13.30.
Dopo lo scoppio è scaturito un incendio, con fumo nero visibile anche a distanza, che ha coinvolto un altro camper posteggiato poco distante. Il piccolo, che forse stava dormendo, si trovava proprio a bordo di questo secondo mezzo.
Dopo l’allarme, sul posto sono intervenuti Carabinieri, Polizia Locale di Olbia, 118, Guardia Costiera e Protezione Civile.
Presente anche il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi: «La morte di un bambino in maniera così drammatica è una delle peggiori cose che potessero capitare nel nostro territorio – ha detto -. Non possiamo che adoperarci per portare un po’ di sostegno alle persone che hanno perso tutto, ci siamo già attivati con i servizi sociali».
I genitori del bimbo, feriti e sotto choc, sono stati trasportati in ospedale a Sassari. Da quanto si apprende dalle ultime notizie stampa, il padre ha riportato ustioni sul 40 per cento del corpo. Per il piccolo, invece, non c’è stato purtroppo nulla da fare.
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La Testimonianza della lunga attesa di un un ex pilota militare: «Allertare i soccorsi? Un’odissea…»
Domenico Leggiero, ex pilota militare e presidente dell’Osservatorio nazionale tutela personale forze armate, è stato testimone oculare dei drammatici momenti che sono seguiti all’esplosione avvenuta sul camper posteggiato nella spiaggia di Bados, a Olbia.
Ha visto il fumo da lontano, dalle finestre della sua abitazione e ha subito capito che si trattava di qualcosa di grave. Senza perdere tempo ha preso in mano il telefono per chiamare i soccorsi. «Ma è vergognoso il tempo che ho impiegato per prendere la linea e per ottenere risposta. Io e mia moglie abbiamo avvistato il fumo nero poco dopo le 13.30, quindi ho immediatamente composto il 115 (Vigili del Fuoco) – ed è partita una registrazione: prima in italiano, poi in inglese, francese, tedesco. Dopo cinque, sei minuti ho finalmente preso la linea col centralino e ho segnalato la presenza di fumo, fiamme e probabilmente di feriti, sottolineando che era di sicuro qualcosa di molto serio. La risposta ricevuta mi ha lasciato esterreffatto: “Ci sono feriti? Allora non è nostra competenza, deve chiamare il numero delle emergenze”. Ho provato a insistere, ma nulla. Quindi, rassegnato, ho riattaccato e composto l’altro numero. Quando l’operatore ha risposto ho rispiegato la situazione e mi sono sentito dire: “C’è un incendio? Allora bisogna chiamare il 115”. Incredibile. Sembrava una barzelletta, invece, purtroppo, era una situazione drammatica».
Nel frattempo, prosegue il testimone, «anche mia moglie ha preso il telefono e si è messa a chiamare i numeri di emergenza, con la speranza che in due avremmo aumentato le probabilità di far arrivare a destinazione la segnalazione nel minor tempo possibile».
Dopo ripetute chiamate, la macchina dell’emergenza è finalmente partita. «Ma dalle 13.35 circa i soccorsi sono arrivati che erano ormai le 14.15. Le mie chiamate sono tutte registrate, basta andare a recuperare i nastri…».
Insomma, conclude l’ex pilota militare, «quanto accaduto lo ritengo intollerabile. E ovviamente il dubbio resta: si sarebbero potuti limitare i danni con un tempo di risposta più celere?»
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