“Operazione Monte Nuovo”. Affari criminali tra banditi e colletti bianchi: smantellato il “sistema”

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L’Unione Sarda

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REDAZIONE – Traffico di droga, intimidazioni, favori – anche a livello istituzionale, con avanzamenti di carriera e trasferimenti -, fino agli aiuti per garantire la latitanza di Graziano Mesina.

Quella finita al centro dell’indagine “Monte nuovo”, che ha portato in carcere 13 persone e agli arresti domiciliari altre 18, era una “organizzazione liquida”: così l’hanno definita i vertici del Ros, il reparto operativo speciale dei carabinieri che insieme ai Cacciatori di Sardegna ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Cagliari su richiesta della Procura distrettuale Antimafia.

Un’inchiesta che lega il mondo degli stupefacenti e del banditismo a quello dei colletti bianchi: tra le persone finite in carcere ci sono l’ex assessora regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia e il direttore del reparto di Terapia del dolore dell’ospedale Binaghi Tomaso Cocco.

Il gruppo di indagati – a cui vengono contestati diversi reati, dall’associazione mafiosa all’associazione segreta passando per il traffico di stupefacenti – aveva una alta capacità di “condizionare e intimidire”, come ha spiegato il comandante del Ros Pasquale Angelosanto, derivata dai legami con l’Anonima sequestri e dal nome di Graziano Mesina, aiutato durante il periodo di latitanza.

Tra loro ci sono Nicolò Cossu (detto Cioccolato, implicato in vari celebri sequestri come quelli di Vinci, Licheri e Checchi), indicato come “promotore” dell’associazione, e Tonino Crissantu, parente di Mesina. Oltre a loro due, e a Murgia e Cocco, sono in finite in cella questa mattina all’alba altre nove persone: si tratta di Alessandro Arca, Vincenzo Deidda, Mario Antonio Floris, Battista Mele, Giovanni Mercurio, Antonio Giuseppe Mesina, Desiderio Mulas, Paolo Murgia e Alessandro Rocca.

Altre diciotto ai domiciliari: Vito Maurizio Cossu, Andrea Daga, Alessia Deidda, Alice Deidda, Antonio Fadda, Giuseppe Paolo Frongia, Anna Gioi, Raffaele Gioi, Salvatore Gioi, Marco Lai, Tomas Littarru, Antonio Marteddu, Riccardo Mercuriu, Serafino Monni, Marco Muntoni, Antonio Michele Pinna, Paolo Sale, Marco Zanardi.

La banda si finanziava grazie al traffico di droga. Importazione di cocaina dalla Penisola e esportazione di marijuana coltivata in Sardegna verso Piemonte e Lombardia.  «Non è un mistero che l’Isola sia diventata una delle maggiori produttrici di cannabis», ha ricordato il vicecomandante del Ros Gianluca Valerio. Ma le attività del gruppo andavano ben oltre gli stupefacenti. «Le indagini hanno evidenziato un ambiente misto, in cui ci si poteva incontrare a vari livelli per decidere strategie, favori in cambio di violenze e intimidazioni, anche ai più alti livelli istituzionali», ha aggiunto Giorgio Mazzoli, comandante del reparto Ros di Cagliari.

È in questo contesto che avrebbe avuto un ruolo l’ex assessora Gabriella Murgia. Stamattina i carabinieri hanno perquisito gli uffici dove lavorava. E pure il reparto di Terapia del dolore diretto da Tomaso Cocco: gli investigatori hanno accertato che alcuni degli incontri del gruppo sono stati ospitati proprio nei locali dell’ospedale Binaghi, tra l’altro durante il lungo periodo di restrizioni legate al Covid.

Infine, tra gli indagati nella operazione del Ros di Cagliari, c’è anche Massimo Temussi, attuale presidente nazionale di Anpal Servizi ed ex consulente della ministra del Lavoro Marina Calderone. Temussi, insieme al medico Tomaso Cocco, è accusato di abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio, reati che avrebbe commesso, quando era commissario straordinario dell’Ats Sardegna, l’azienda regionale della salute. (Temussi, si sarebbe attivato “presso dirigenti e funzionari dell’assessorato alla Sanità della Ras dell’Ares per fare in modo che il bando prevedesse il possesso per il candidato di requisiti che il solo Cocco fosse in grado di soddisfare”.)

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