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Pierfranco Zanchetta spiega la questione Punto Nascita

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LA MADDALENA – L’appello delle massime autorità nazionali nel campo dell’ostetricia e della ginecologia all’assessore Arru, affinché provveda alla chiusura del punto nascita di La Maddalena e avvii una campagna di sensibilizzazione delle donne sui rischi del parto, ha riacceso i riflettori sull’ospedale Paolo Merlo riaprendo la polemica, peraltro mai sopita, sul delicato problema.

Nell’obbligato percorso che ci ha visti impegnati nel varo della riforma strutturale della rete ospedaliera, vincolata ai dettati del DM 70 e imposta per il mancato adeguamento ai Lea (livelli essenziali di assistenza) oltre che, dalla smisurata spesa sanitaria fuori controllo (imputabile a chi ci ha preceduto), noi legislatori sardi che l’abbiamo sostenuta, non l’abbiamo affrontata con leggerezza e disinvoltura. Il difficile compito di costruire una riforma che rispondesse il più possibile ai bisogni dei sardi e di una Regione grande, complessa e con vaste zone disagiate è stato un obiettivo primario. Avere votato la riforma della rete ospedaliera, ha significato adempiere con grande senso di responsabilità, al ruolo impegnativo di chi ha l’onere di governare con serietà la Regione Sardegna senza ripetere gli errori del passato.

La riforma non è perfetta e deve essere migliorata, ma ha consentito alla Sardegna di riorganizzare un modello sanitario ormai inadeguato e di non perdere 250milioni di euro di risorse statali, che erano bloccate per i gravi ritardi dell’adeguamento del sistema ospedaliero.

Ma, soprattutto, per quanto criticabile, ci ha permesso di salvare i piccoli ospedali che erano a rischio di chiusura.

Con la riforma non abbiamo soppresso i punti nascita delle zone disagiate della Sardegna, compreso quello di La Maddalena di cui abbiamo definito una funzione – (forzando il DM 7O) – il più possibile vicina ai bisogni della comunità. Per questo abbiamo definito un adeguato percorso nascita, con la possibilità di assicurare i parti fisiologici e le emergenze dettate dall’impellenza di un parto precipitoso, prevedendo di avanzare richiesta di deroga al Ministero.

Se l’assessore avesse avviato la procedura di deroga per il punto nascita di La Maddalena, prima della riforma della rete ospedaliera – (come si chiedeva a gran voce) – il punto nascita sarebbe stato chiuso in attesa delle valutazioni ministeriali. Allo stato, la Riforma della rete ospedaliera è ancora all’esame del Ministero, il quale chiederà sicuramente alla Regione di avanzare la richiesta di deroga per tutti i punti nascita attivi che sono al di sotto dei 500 parti l’anno.

Il pensiero scientifico sugli imprevedibili rischi del parto e, quindi, sulla necessità di garantire alla donna e al bambino la massima sicurezza, avvalendosi di strutture ospedaliere attrezzate e con livelli alti di competenze e numeri annui di parti che si attestino almeno attorno a mille, è noto.

Fa parte degli standard sanitari nazionali e internazionali. Non si sottrae alla formula “volumi, esiti, qualità” che accompagna l’evoluzione complessa e costante del sistema sanitario che tende a garantire livelli alti di prestazioni e di sicurezza per i cittadini. Concetto ribadito anche dal premier Conte nel suo recente intervento al Senato per la fiducia.

Non possiamo che condividere questo percorso che la comunità scientifica e la politica certificano come il più serio ed efficace per garantire, non solo livelli essenziali di assistenza, ma per mantenerci, soprattutto nel campo della sanità, tra i paesi più avanzati del mondo.

Volere ostinatamente il mantenimento di servizi sanitari ospedalieri che oggi non garantiscono più sicurezza, o pretendere che si attivino quelle prestazioni che si facevano nel passato (anche con qualche azzardo) è, oggi, impensabile e inaccettabile per le ragione sopra esposte.

Ma c’è un però, che scaturisce proprio dal punto nascita di La Maddalena e che apre diversi interrogativi che investono tutti gli altri punti nascita della Sardegna al di sotto dei 500 parti l’anno come, ad esempio, Tempio, Lanusei, Alghero. Chiedo, pertanto, agli autorevoli ginecologi che sostengono la necessità di chiudere il punto nascita di La Maddalena, se anche per gli altri che ho menzionato, si devono adottare le stesse misure. È necessario saperlo per comprendere se si tratta solo di accanimento sulla questione maddalenina, oppure se investe tutti i punti nascita che non rispettano i parametri delle direttive ministeriali e che, peraltro, non hanno deroga romana.

Il Ministero della Salute che sta esaminando la nostra riforma ospedaliera, come già detto, chiederà alla Regione di avanzare richiesta di deroga per tutti i punti nascita sotto i parametri dei 500 parti l’anno. Su questo aspetto ho già depositato una interpellanza all’assessore Arru affinché accompagni le richieste di deroga con forti motivazioni che evidenzino i disagi e la criticità di certe aree geografiche e insulari della Sardegna, rafforzando la necessità del mantenimento attivo dei punti nascita con la novità rafforzativa data dall’imminente attivazione del servizio di eliambulanza h24.

E, sempre a proposito di deroga ministeriale, siamo sicuri che i punti nascita della penisola e quelli di altre isole (vedi l’Elba) che l’hanno ottenuta da tempo, siano tutti sicuri? – Il punto nascita di La Maddalena è diventato un caso emblematico a livello nazionale. Le donne non accettano il trasferimento a Olbia che rappresenta una vera e propria odissea. Stessa cosa vale per tutte le altre donne che vivono nelle zone disagiate della Sardegna, martoriata da una viabilità da terzo mondo. Ma per le donne delle Isole minori la sofferenza fisica e psicologica è certamente maggiore.

Per questo ho previsto, nella passata finanziaria, un “bonus bebè” (150.000 euro) da assegnare ai Comuni di Carloforte e La Maddalena per le neo mamme che sono costrette a partorire lontane da casa. Queste giovani donne, come dicono gli autorevoli medici, vanno educate al problema della sicurezza del parto anche con un tangibile riconoscimento per i sacrifici loro richiesti.

Il compito è in capo ai responsabili della sanità e a agli operatori del settore, a tutti i livelli.

Ma le donne vanno anche sostenute con un percorso che faciliti l’impegnativa scelta di diventare mamme nel disagio. Ecco perché, quello che abbiamo previsto nella riforma per il Paolo Merlo di La Maddalena, va reso immediatamente operativo, a cominciare dal mantenimento del punto nascita e, subito a seguire, con la messa a norma della sala operatoria (impegno preso da Arru durante la visita della ministra Lorenzin) affinché si garantiscano interventi di estrema emergenza e urgenza e quelli di day e week surgery, che favoriscono i pazienti e non caricano di eccessivo lavoro le strutture ospedaliere del territorio.

Infine, dico alle autorità scientifiche – così come sto reiteratamente sostenendo con l’Assessore e il DG dell’ATS Moirano – perché con l’avvio del servizio di elisoccorso (prossimo primo luglio) non si riprende l’attività della sala parto? – L’eliambulanza è una forte garanzia di sicurezza che, se accompagnata dal supporto dell’equipe circolante, inspiegabilmente mai avviata pienamente, potrebbe risolvere definitivamente il problema.

Su questi aspetti non abbasserò mai la guardia e continuerò a perorare la causa con la consueta tenacia e determinazione.

On. Pierfranco Zanchetta

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