Sanità. 300 medici di base sardi in rivolta: «Pronti alle dimissioni di massa»
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L’Unione Sarda
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REDAZIONE – Sono arrabbiati ma pronti a combattere. Uniti ma soprattutto senza sigle sindacali. I medici di base della Sardegna sono in rivolta.
La rabbia che da settimane sfogavano nella loro chat di WhatsApp ieri pomeriggio si è vista e sentita a Tramatza. E se le cose non cambieranno le dimissioni in massa sono vicine.
Dentro il centro congressi c’erano 300 camici bianchi dei circa 900 attualmente in servizio. Si sono autoconvocati per capire tutti assieme come agire contro gli ultimi provvedimenti adottati dalla Regione. Con la speranza di mettere in piedi quanto prima un’associazione.
Contestano soprattutto l’aumento del massimale di assistiti da 1.500 a 1.800 pazienti per ogni medico di famiglia, decisione presa dalla Regione dopo il pensionamento di tanti dottori.
Ma nel mirino ci sono anche la troppa burocrazia, le poche risorse a disposizione per i servizi offerti e l’eccessiva mole di lavoro. Ora infatti i medici di base prescrivono anche i piani terapeutici di cui prima si occupavano solo gli specialisti: in tanti hanno raccontato di lavorare anche tredici ore al giorno.
(Sanità. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia… una malattia incurabile…)
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