POLITICA

Sanità. L’assessore Arru si salva, ma la maggioranza traballa

.

Consiglio Regionale

.

CAGLIARI(ansa) – L’assessore alla Sanità, Luigi Arru, resta al suo posto. Ma la maggioranza di centrosinistra traballa sotto i colpi – l’ennesimo – del fuoco amico. Non passa in Aula l’ordine del giorno di censura presentato da un alleato della Giunta Pigliaru sempre più ‘ruvido’, il Partito dei sardi. Nel mirino “la mancata applicazione della legge di riordino della rete ospedaliera approvata dal Consiglio regionale il 25 ottobre 2017”.

A favore della censura hanno votato i quattro consiglieri del Pds presenti e Pierfranco Zanchetta (Upc), 25 i no e quattro gli astenuti (Anna Maria Busia del Cd, Francesco Agus del Campo Progressista, Emilio Usula dei Rossomori e il presidente Ganau). Le opposizioni sono uscite dall’Aula: un gesto “politico”, ha spiegato la capogruppo di Fi, Alessandra Zedda.

Lo strappo del Pds ha provocato una prima presa di posizione ufficiale tra i partiti di maggioranza: visto il risultato della votazione, la consigliera Busia ha chiesto a Pigliaru di ritirare le deleghe all’assessore ai Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, espressione in Giunta del Partito dei sardi. Quanto alla censura, Arru ha ribadito la posizione sua e dell’Esecutivo. “Noi difendiamo la legge di ridefinizione della legge ospedaliera – ha detto durante la discussione – abbiamo rispettato il decreto ministeriale 70 esprimendo la nostra autonomia e la capacita di programmare in base ai bisogni della popolazione come previsto dall’articolo 3 dm”.

Ma il ministero ha già espresso parere negativo sulla legge di riordino perché non coerente rispetto ai parametri fissati dal decreto 70 sugli standard qualitativi della rete ospedaliera. Il governatore è intervenuto prima del voto finale. E ha lanciato un chiaro segnale al Pds. Ma anche al Governo. “Questa censura è irricevibile – ha detto – e quello del ministero della Salute è un atteggiamento inaccettabile visto che abbiamo tutto il diritto a derogare a parametri che non ci consentirebbero di garantire i livelli di assistenza”.

.

.

.

.

.

.

.

.