Un terrorista Lavorava per il G8 a La Maddalena
Tre persone sono state arrestate in Gallura, nell’ambito dell’inchiesta sulla cellula di Al Qaida in Sardegna.
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LA MADDALENA – Il contributo determinante all’indagine della Polizia che ha sgominato la rete fondamentalista islamica con sede in Sardegna è venuto dalle intercettazioni, la traduzione delle quali è stata particolarmente complicata. Sono così emersi, come hanno riferito gli inquirenti, contatti diretti tra le famiglie degli affiliati e Osama Bin Laden.
Il capo della comunità islamica di Olbia, Khan Sultan Wali, arrestato mentre si imbarcava da Olbia per Civitavecchia, considerato elemento di spicco della cellula terroristica sgominata dalla Polizia, aveva creato una società che lavorava all’interno del cantiere del G8 a La Maddalena.
Con lui lavorava anche un talebano che aveva addirittura protezione come rifugiato politico. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa in Procura a Cagliari. Gli agenti della polizia hanno portato a termine anche un blitz in via dell’Acquedotto a Olbia. L’attività è gestita da cittadini pakistani. Uno di loro farebbe parte della cellula terroristica sarda.
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Programmato un attentato in Vaticano
Tra le attività riscontrate dagli inquirenti ci sarebbe anche l’organizzazione di un attentato contro Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Lo hanno riferito inquirenti e investigatori nel corso della conferenza stampa negli uffici della procura di Cagliari. Proprio dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l’ ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l’ipotesi di progetto di attentato contro la Santa Sede risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano. Il piano potrebbe essere sfumato dopo una perquisizione effettuata dalla Polizia a casa di uno degli indagati. Due kamikaze pakistani erano appena sbarcati a Roma. Quasi contemporaneamente la Polizia fece scattare delle perquisizioni. L’organizzazione contattò i due terroristi, facendo capire loro di dover “cambiare aria”. Raggiunsero subito uno Olbia e uno Bergamo. Durante la successiva perquisizione a carico del capo della comunità islamica di Olbia fu trovato un foglio di carta con il voto al martirio di uno dei terroristi.
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Gli arresti della Polizia
Sono nove le persone arrestate tra ieri e oggi nell’ambito della maxi operazione della Polizia contro il terrorismo a fronte di 18 ordinanze di custodia cautelare firmate (non 20 come appreso inizialmente). Le accuse, a vario titolo, sono di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di immigrazione clandestina con soggiorno e permanenza sul territorio nazionale di cittadini pakistani e afghani.
In carcere è finito Sultan Wali Khan, 39 anni, considerato il capo della comunità pakistana a Olbia, promotore della moschea, titolare di un bazar in città. E’ considerato dagli investigatori uno dei vertici della cellula terroristica ramificata in Sardegna. Avrebbe recuperato i fondi per i gruppi terroristici, grazie a collette tra le comunità islamiche del nord dell’Isola, ufficialmente destinate a scopi umanitari.
Un ruolo analogo ma più specifico in chiave di ideologo e indottrinatore, veniva svolto, sempre secondo gli inquirenti, dall’Imam di Bergamo, Hafiz Muahammad Zulkifal, 43 anni, anche lui arrestato oggi. I due avevano costanti collegamenti per trasferire le somme di denaro a tutti gli affiliati.
Gli altri finiti in manette, tutti pakistani rintracciati a Olbia, sono:
Imitias Khan, 40 anni,
Niaz Mir, di 41,
Siddique Muhammad, di 37, ;
Yahya Khan Ridi, afghano, 37enne, arrestato a Foggia;
Haq Zaher Ui, 52 anni, catturato a Sora (Frosinone);
Zuabair Shah, di 37;
Sher Ghani, di 57.
Alcuni pakistani sono stati bloccati a Civitanova Marche (Macerata).
Gli altri nove terroristi sono attualmente ricercati, tre sarebbero ancora in Italia i restanti, invece, avrebbero già lasciato il territorio nazionale.
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