POLITICA

Zanchetta. Dopo la sentenza è il caos

La Nuova Sardegna

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Consiglio Regionale paralizzato

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CAGLIARI – Altro che fare chiarezza, la sentenza del Consiglio di Stato sulle elezioni del 2014 ha scatenato il caos. Fra onorevoli decaduti, quattro, e onorevoli promossi, tre quasi certi più un quarto ancora senza volto, in poco più di 24 ore la XV legislatura è finita sotto choc con in più anche il rischio di una lunga paralisi. A scatenare il putiferio sono state le tredici pagine dei giudici d’appello pubblicate martedì ed è d a quel momento in poi che ha preso l’avvio il valzer delle ipotesi di quanto potrebbe o deve accadere in Aula.

Effetto 1.

FOTO450_PF_ZANCHETTADopo aver ribadito il concetto che i partiti al di sotto del quoziente pieno (La Base, Idv, Irs e Movimento Zona franca) non avevano diritto a partecipare alla ripartizione dei seggi assegnati con i resti e quindi per questo andavano puniti, il Consiglio di Stato è andato molto oltre. Prima di tutto ha individuato sulla carta tre dei quattro consiglieri subentranti: Pierfranco Zanchetta (Upc), Antonio Gaia (Upc), Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) al posto di Efisio Arbau (La Base), Gavino Sale (Irs) e Michele Azara (Idv). Perché quei tre e non altri candidati non eletti? La risposta potrebbe essere questa: perché sono stati loro a presentare il ricorso contro la sentenza del Tar che un anno fa aveva dato torto proprio a Gaia, Zanchetta e Congiu. Ma basta aver presentato un ricorso per ottenere dai giudici il diritto di entrare in Consiglio regionale con sedici mesi ritardo? Secondo alcuni avvocati no, perché ad esempio Gaia non sarebbe ai primi posti nella lista trasversale dei non eletti, mentre invece sotto quest’aspetto Zanchetta e Congiu sarebbero blindati. Dunque i giudici con la sentenza potrebbero aver promosso un candidato senza i requisiti e questa possibilità scatenerebbe subito un’altra valanga di ricorsi. Uno su tutti quello di Giuseppe Dessena Nicola Comerci (candidati di Sel a Nuoro e in Gallura) che avrebbero un resto più alto di Gaia. Oppure anche di altri non eletti che, in quella decisione dei giudici, potrebbero ravvisare un danno procurato. Sta di fatto che per ora il Consiglio regionale può solo prendere atto della sentenza. Tant’è che ieri, con la lettura in aula della sentenza, i quattro consiglieri eletti senza il quoziente pieno sono stati dichiarati decaduti, mentre il resto della sentenza, leggi la surroga, è diventato un bel problema per la giunta delle elezioni (organismo del Consiglio, presieduto da Eugenio Lai di Sel che da oggi proverà a districare la matassa.

Effetto 2.

In sentenza il Consiglio di Stato ha deciso inoltre che la stessa sorte doveva avere anche Modesto Fenu (Zona franca). Ma in questo caso senza indicare il nome del sostituto (dovrebbe essere Gianni Lampis di Fdi) tanto da rimandare l’elezione a tavolino a un non meglio precisato organo amministrativo. A chi spetta individuare il subentrante all’Ufficio centrale della Corte d’appello che sedici mesi fa ha proclamato gli eletti, oppure alla giunta delle elezioni? È questo un altro degli effetti collaterali scatenato dai giudici amministrativi. Il caos è tale che oggi la giunta delle elezioni potrebbe sollecitare al Consiglio di Stato un’interpretazione autentica della sentenza appena emessa.

Effetto 3.

È il peggiore di tutti: la paralisi completa del Consiglio regionale, col blocco di qualunque attività. Ad esempio ieri è stata rinviata a data da destinarsi la a legge sulla trasformazione di Sardegna Ricerche da società ad agenzia. Potrebbe accadere lo stesso a quella sugli enti locali, è pronta, al riordino delle Asl, quasi pronta, fino all’indispensabile riforma della «macchina Regione» annunciata prima della pausa estiva. In altre parole, finirebbe in un imbuto l’intero pacchetto delle «cose dare» messo assieme dalla giunta Pigliaru nel vertice del centrosinistra a Sanluri. Se fosse davvero così dalla paralisi la Regione rischierebbe di passare al coma. L’esecutivo, si sa, non ha il potere del decreto legge (riconosciuto invece al Governo) e al di là delle delibere ogni sua proposta di riforma dev’essere votata dall’aula. Ma se l’aula non può riunirsi, il blocco sarà totale.

Effetto 4.

Un’altra incognita sono i tempi d’uscita. Saranno brevi, massimo una settimana, oppure ci vorranno mesi? Oggi la giunta delle elezioni cercherà di trovare almeno una soluzione ponte. Anche se il Consiglio sa benissimo di non navigare più in buone acque. Da domani i si potrebbe scatenare un preoccupante effetto domino, con ricorsi in Cassazione contro il Consiglio di Stato, con ricorsi al Tar contro le decisioni del Consiglio regionale. Il che vorrebbe dire: al caos s’aggiungerebbe solo altro caos.

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